Ciclismo, Salò e Roncadelle sessant’anni fa in festa per il Mondiale

Sessant’anni fa la nostra provincia fu teatro di un avvenimento storico in ambito ciclistico: fu la prima e l’unica volta di un Mondiale di ciclismo disputato sul territorio bresciano. A Salò, sul circuito delle Zette reso famoso dai meeting automobilistici e motociclistici di inizio secolo si disputarono le prove su strada per professionisti, dilettanti e donne. A Roncadelle invece si corse la massacrante prova della centochilometri per quartetti e fu il debutto di questa disciplina poi abbandonata trent’anni più tardi ma allora come negli anni successivi regalò tante soddisfazioni all’Italia.
A promuovere l’avvenimento fu una sommatoria di fattori anche se l’elemento scatenante fu l’improvvisa morte di Fausto Coppi ad inizio del 1960. Assurto immediatamente a leggenda del pedale i bresciani non dimenticarono il suo ultimo successo ottenuto nel trofeo Baracchi con traguardo a Brescia.
I promotori
L’idea di fare qualcosa per celebrare il Campionissimo portò poi una serie di personaggi a fare squadra per organizzare l’evento. L’uomo chiave fu Giuseppe Orsi di Sant’Eufemia che ottenne il pieno sostegno di Bruno Boni allora sindaco di Brescia con una grande passione per il ciclismo, poi l’allora sindaco di Salò, il farmacista dottor Vittorio Pirlo che mise a disposizione il circuito. E poi ancora il vulcanico Amedeo Guizzi (oggi una famosa corsa per dilettanti reca ancora il suo nome), e i responsabili di alcune squadre bresciane come Sandro Sellari per il Pedale Bresciano e Carlo Bresciani (poi collaboratore del Giornale di Brescia) per l’Erbitter di Gavardo.
L’intervento di alcuni sponsor, come la Pejo, allora marchio molto in voga, resero possibile promuovere un evento tanto importante. La passione dei bresciani per il ciclismo si misurò in quei giorni nei quali il percorso attraversato dai ciclisti era una sorta di stadio a cielo aperto, senza biglietto e all’epoca senza transenne a delimitare il pubblico a quell’epoca molto più numeroso ma anche rispettoso rispetto ad oggi.
I vincitori
La grande capacità organizzativa dei bresciani fu premiata: su quattro titoli in palio due furono ad appannaggio degli azzurri, in particolare dei bresciani con Renato Bongioni che colse il suo momento di gloria fregiandosi del titolo iridato dei dilettanti, Antonio Tagliani trascinando il quartetto della cento chilometri ad un alloro per certi versi inaspettato ma non per questo meno trionfale. Gli altri due titoli furono vinti da stranieri: quello femminile da una tripletta da podio belga (il ciclismo nel paese del Re Baldovino era sport nazionale, come oggi del resto, anche in chiave femminile), mentre nei professionisti tutti aspettavano il grande favorito, Rik Van Looy, detto l’imperatore di Herentals per il suo ruolo da leader (prima dell’avvento di Eddy Merckx) e per aver vinto le due precedenti edizioni iridate, invece la spuntò il polacco naturalizzato francesce Jean Stablinski giungendo solitario al traguardo (il tracciato seppur breve nelle singole tornate era piuttosto impegnativo e sulla distanza di 296 chilometri) davanti al carneade irlandese Elliott e al belga Hoevenaers.

Dopo quella data il Mondiale si disputò ancora in Italia (Varese, Verona, Ostuni, Montello tanto per citare alcune località), mai più nella nostra provincia dove tuttavia la passione non è mai mancata e la stessa Salò ha ospitato quest’anno la partenza di una tappa del Giro. Di quell’avvenimento storico rimangono le documentazioni negli archivi e le testimonianze degli atleti che resero onore e gloria ai colori azzurrri. Meglio di niente.
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