Trovati i parenti del soldato di Erbusco morto nel lager nazista

Rintracciati in Franciacorta i parenti di Serafino Mondini, il soldato di Erbusco morto in un lager nazista nell’attuale Polonia durante la Seconda Guerra mondiale. La piastrina di Mondini, classe 1923, era stata recuperata nei campi della cittadina di Prostki/Bogusze alcuni giorni fa da un team di ricercatori polacchi, guidati dal docente Stefan Marcinkiewicz, dell’università Warmia e Mstudentdi Olsztyn. Con Marcinkiewicz collabora il 20enne Matteo Paderni, studente in Storia contemporanea alla Statale di Milano e residente a Bornato di Cazzago San Martino.
La ricerca
«La mia famiglia - spiega Paderni - è originaria di Erbusco. Una cugina di mia nonna sposò un Mondini», risultato poi essere proprio il soldato Serafino. Risalendo tra figli e nipoti, Paderni è riuscito a entrare in contatto con i familiari attuali, residenti ancora a Erbusco e che, dopo aver appreso la notizia da un articolo apparso sul Giornale di Brescia, si sono rivolti in Municipio alla vicesindaco, Giovanna Rota.
«Mondini - aggiunge Paderni - era un soldato, classe 1923. Si sta ancora ricostruendo la sua carriera militare, anche se sappiamo che era finito nello «Stalag I-B», il campo nazista dove tra l’ottobre 1939 e il 22 gennaio 1945, giorno dell’arrivo dell’Armata Rossa sovietica, transitarono 650mila soldati tra polacchi, sovietici, belgi, serbi, francesi e italiani, con almeno 55mila vittime. «Qui furono portati anche molti alpini bresciani, che dopo l’8 settembre 1943 rifiutarono di aderire alla Rsi e proseguire così la guerra al fianco della Germania nazista».
L’altro soldato
La piastrina di un altro di questi soldati, il bornatese Francesco Cabassi, fu ritrovata alcuni anni fa sempre nella stessa zona. Ora si trova esposta in un museo polacco, mentre la piastrina di Mondini «al momento è a disposizione dell’equivalente polacco - aggiunge ancora Paderni - del nostro Ministero della Cultura. L’intenzione pare essere quella di restituirla ai familiari di Erbusco, anche se ci sarà un iter da compiere».
Servirà ancora tempo prima che l’ultimo ricordo del soldato, diventato internato militare al pari di almeno altri 600mila commilitoni, possa rientrare nel borgo della Franciacorta.
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