Sara Parmigiani in California per studiare i segreti del cervello

Il cervello è da sempre l’organo del nostro corpo che più affascina l’essere umano, così fondamentale ma pure misterioso e complesso da studiare, anche a livello accademico. Tra i giovani ricercatori più quotati al mondo c’è anche una bresciana, la 36enne di Palazzolo Sara Parmigiani, neuroscienziata che dopo aver lavorato come assegnista a Milano è ora volata all’Università di Stanford, in California, tra le più blasonate università al mondo. Qui la franciacortina lavora come ricercatrice presso il Keller Lab del Dipartimento di Psichiatria e Scienza comportamentale che afferisce alla facoltà di Medicina.
Il percorso
Sposata con Corrado Sinigaglia, ordinario di Filosofia della scienza all’Università Statale di Milano, Sara ha un figlio di sei anni, Nicola, che l’ha seguita nella Silicon Valley, tra Stanford e Palo Alto. Il suo cammino professionale parte però da lontano ed è fatto di studio, costanza, tenacia e gran forza d’animo.
«Mi sono laureata alla Triennale in Filosofia a Milano, ma subito dopo ho capito che volevo fare qualcosa di più pratico e così ho frequentato i due anni di Magistrale in Scienze cognitive. In questi anni ho cominciato a familiarizzare col cervello – ha spiegato la neuroscienziata -. Poi ho vinto una borsa di dottorato al Cimec di Trento (Centro Interdipartimentale Mente/Cervello, Ndr) e ho studiato neurofisiologia ed elettrofisiologia, utilizzando strumenti per la Tms (stimolazione magnetica transcranica, ndr), che sviluppa tecniche di stimolazione cerebrale non invasiva. Attraverso compiti cognitivi e altri tipi di stimolazione mi sono occupata di comprendere alcune caratteristiche dei comportanti del cervello sia di base sia riguardanti le connessioni funzionali tra alcune aree, in particolare quella motoria. Col Niguarda di Milano ho poi lavorato anche su pazienti epilettici».
In California
Il funzionamento del cervello, il controllo del movimento e l’applicazione della Tms sui pazienti sono al centro anche del post-dottorato ottenuto all’Università di Stanford: «Il laboratorio dell’università, che aveva ricevuto fondi ministeriali, cercava ricercatori esperti in queste tecniche e così mi sono candidata – ha proseguito la 36enne -. Ho fatto molti colloqui e alla fine eccomi qui, per due anni. Ora studio la stimolazione per trattare pazienti depressi farmaco-resistenti. È una grande opportunità di crescita, ma non sarà l’unica. Si vive bene, gli stipendi sono ottimi, ma il costo della vita è altissimo».

Sebbene non ci viva più stabilmente da una dozzina di anni, Sara è ancora molto legata alla natia Palazzolo, dove torna spesso per riabbracciare i genitori (il padre è uno psicoterapeuta), parenti e vecchi amici. «I miei vivono tuttora a Palazzolo e fino a poco fa anche mio fratello, che ora si trova in Germania per un dottorato in bioinformatica – ha concluso Sara -. Cerco sempre di rimanere informata sulla mia terra di origine. Quella è casa, così come per me lo è Milano. Anche qui negli Stati Uniti racconto della mia provenienza e, spesso, anche della Franciacorta».
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