Rodengo Saiano: un documento inedito rievoca gli orrori dei nazifascisti

Un documento inedito per far ancora più luce sugli orrori perpetrati dai nazifascisti durante la Seconda Guerra Mondiale nel franciacortino. È emerso in questi giorni infatti un importante documento, ritrovato dallo storico padernese Gianluigi Valotti e a firma «Comitato di Liberazione Nazionale Rodengo Saiano», contenente le testimonianze (rese al Comitato al termine della guerra) degli interrogatori condotti dalle SS italiane a personaggi legati, almeno secondo le indagini dei nazifascisti, al mondo partigiano. Una testimonianza importante, che dovrebbe essere ora il focus di un nuovo lavoro dello storico (in rete con altri esponenti della cultura) su quegli anni.
Rivelazioni
Nelle quaranta pagine di racconti degli interrogatori raccolti dal «Comitato», almeno una ventina, emergono la violenza verbale e fisica perpetrata ai danni dei cittadini, tra minacce e vessazioni, testimonianze che rappresentano «solo» una parte della triste storia che ha avuto come epilogo la morte dei «dieci martiri di Rodengo Saiano»: i partigiani fucilati il 26 aprile 1945 a Corneto.

Tra i personaggi più conosciuti presenti nei documenti ritrovati da Valotti c’è la contessa padernese Alda Bonzi, moglie del conte Luigi Guaineri, che tanto si spese per fornire un supporto ai partigiani. Nella soffitta della loro villa, a Paderno, era stato allestito infatti uno «spazio radio», dove erano presenti, oltre - ovviamente - ad una radio, altri oggetti utilizzati proprio dai membri della Resistenza. Un punto di ritrovo che non è stato fortunatamente scovato dalle SS durante le loro perquisizioni, ma che fu al centro del violento interrogatorio alla Bonzi, tenutosi al comando delle SS allestito a Villa Fenaroli, a Rodengo nei pressi di Corneto. Un interrogatorio durissimo, del quale continua a tener viva la memoria ancora oggi il figlio Piercarlo.
«Questi documenti non li ho mai visti - spiega Guaineri, classe ‘37 che all’epoca dei fatti aveva solo 8 anni -, ma ben ricordo quei momenti, mio padre che fuggiva in bicicletta da quella che, in caso di cattura, sarebbe stata morte certa. Una fuga resa possibile dall’allora segretario comunale Gianbattista Vighenzi, che sapeva dell’arrivo delle SS. E ricordo il viso stravolto di mia madre, che fu davvero vicina alla fucilazione e liberata solo grazie all’intervento di alcuni uomini della Resistenza mentre era prigioniera».
Una chiacchierata su quei fatti tra Valotti e Guaineri potrebbe essere la prima pietra di un nuovo documento per raccontare le storie raccolte in questi preziosi documenti. «L’idea è proprio quella - conclude Valotti, che ha trovato il documento da un collezionista e che ha intenzione di realizzare il prodotto con i “colleghi storici” già al lavoro su queste vicende -. Creare un documento, poi vedremo con che media realizzarlo, a memoria di quei partigiani e di quei cittadini che hanno subito tante violenze».
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