Paulì Pasturì, il re di bastoni

È un mondo di bastoni, rigorosamente da pastore, quello del pontogliese Paolo Figaroli. Conosciuto da tutti come «Paulì Pasturì», il pensionato 74enne mantiene viva l’arte imparata, sin da piccolo, dal nonno paterno: creare bastoni da pastore.
«Mio nonno, originario della Valcamonica, faceva il pastore. Mio papà Orazio ha seguito le sue orme, dagli anni Venti si era trasferito a Palazzolo prima, e a Pontoglio poi - racconta l’ex muratore -. Anch’io da quando sono in pensione, ormai sono undici anni, dedico al mio hobby 5/6 ore al giorno. In media, realizzo un’ottantina di bastoni all’anno». Come si creano questi oggetti? «Innanzitutto bisogna cercare il legno giusto - spiega Paolo - io utilizzo quello di romiglia, albero che cresce nelle nostre zone, perché è flessibile, chiaro e resistente. Prendo il pezzo che mi serve, cerco di arrotondarne la parte superiore e, per fare in modo che si abbia una bella impugnatura, metto un tubo di ferro all’interno dell’arco che si crea. Dopo 2/3 giorni, tolgo la corteccia e il tubo e mantengo la parte arcuata legandola con uno spago, che lascio per un mese e mezzo, in modo che il legno possa seccare bene».
È proprio l’impugnatura che distingue un bastone classico, da quello del pastore: «Si ha bisogno di un manico forte - continua l’artigiano per hobby - per evitare che il bastone scivoli dalle mani del pastore mentre lo scuote per richiamare all’ordine le pecore». Per dare completezza alle sue opere, oltre a stendervi la pittura protettiva, Paolo le firma con la «scormegna» (soprannome identificativo, in dialetto pontogliese) di Pasturì.
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