Omicidio di Cologne, il gip: «Mossali ha agito con crudeltà»

Il meccanico resta in carcere per il delitto di Nexhat Rama: aveva chiesto a moglie e figlio di coprirlo. Doveva ridare alla vittima 30mila euro
Il luogo di ritrovamento del cadavere carbonizzato a Cologne - Foto Gabriele Strada Neg © www.giornaledibrescia.it
Il luogo di ritrovamento del cadavere carbonizzato a Cologne - Foto Gabriele Strada Neg © www.giornaledibrescia.it
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«La personalità dell'indagato denota un assoluto disprezzo per l'integrità fisica e la vita dei terzi e una totale incapacità di tenere a freno i propri istinti violenti e aggressivi. Si è dimostrato persona in grado di pianificare nei minimi dettagli un delitto di elevata gravità del tipo di quello concretamente commesso, del tutto insensibile al rispetto della vita altrui, pronto ad agire in prima persona uccidendo e agendo in modo crudele».

Lo scrive il gip del tribunale di Brescia nell’ordinanza di convalida del fermo del meccanico 53enne Cristian Mossali, in carcere con l’accusa di aver ucciso il quarantenne kosovaro trovato carbonizzato nel bagagliaio di un’auto nei vigneti della Franciacorta una settimana fa. Vittima e omicida erano legati da questioni economiche ed agli atti viene confermato il debito di 30mila euro che il meccanico doveva restituire al kosovaro, che due giorni prima di morire aveva avvicinato il figlio di Mossari per avvertirlo che il padre non si stava comportando bene.

«La causa dell’omicidio - si legge - va rinvenuta non solo nelle continue richieste di restituzione di danaro da parte di Rama Nexhat nei confronti dell'indagato forse di natura estorsiva o usuraria. Ma - scrive il Gip - anche e soprattutto nel coinvolgimento da parte della vittima del figlio di Mossali, iniziativa che aveva destabilizzato l'indagato». L’omicidio è avvenuto all’interno dell’officina del bresciano, lunedì 29 agosto, che aveva quel giorno lasciato a casa i due dipendenti e che poi dopo il delitto aveva chiesto alla moglie e al figlio di dire ai carabinieri che aveva pranzato con loro, al figlio di formattare le telecamere dentro e fuori l’officina e alla moglie di pulire il pavimento dell’officina. «Durante il pomeriggio di lunedi papà mi aveva detto che se mi avessero chiamato i Carabinieri avrei dovuto dire che avevamo pranzato tutti e tre assieme» ha raccontato agli inquirenti il figlio della vittima che dopo aver coperto il genitore ha poi deciso di raccontare la verità.

«La dinamica dell'omicidio appare piuttosto chiara» scrive il Gip: «Rama Nexhat è stato aggredito, verosimilmente da tergo dal suo assassino, che ha esploso quantomeno un colpo di arma da fuoco colpendolo alla testa, cagionandone la morte, per poi caricare il cadavere sulla stessa autovettura della vittima, portandola nel luogo campestre in cui poi è stata data alle fiamme, col corpo del Nexhat al suo interno».

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