Nel giardino profumato di «Mirta», l’unica flower farm bresciana
I suoi fiori recisi hanno profumi intensi, si sentono note di mirra, di agrumi, profumi dolci e fruttati. L’aspetto è meno composto, ma è tipico del metodo di coltivazione, 100% organica, e di conservazione senza prodotti chimici o celle frigorifere.
Martina Pagani ha 27 anni e la sua «Mirta» è l’unica flower farm sulla provincia di Brescia (sono poco più di un pugno nel nord d’Italia), un’azienda a km 0, sostenibile e stagionale.
Gli inizi

Tutto comincia con un fazzoletto di terra di 9 metri quadrati a Martinengo, nella Bergamasca, suo paese natale. Martina faceva l’impiegata, ma aveva in tasca il diploma di agraria. Rimasta affascinata dalle coltivazioni non intensive in Usa, le ha studiate e ci ha provato. Le cose funzionano e passa a un terreno più grande, sempre a due passi da casa, poi il salto a fine 2019: cerca un terreno per allargarsi e lo trova a Sale Marasino. Mette a dimora 3mila tulipani, ma il terreno si allaga. Nel frattempo arriva la pandemia e il lockdown, ma Martina non si perde d’animo e quell’estate si occupa di qualche matrimonio e vende i suoi fiori. Da lì è un crescendo e ora ha come clienti privati e negozi, allestisce eventi e cerimonie, offre abbonamenti mensili e stagionali, insegna l’arte della composizione, rigorosamente senza spugna, e sta iniziando a coltivare piccoli frutti in un altro campo.
Per un po’ ha fatto la pendolare tra il lavoro di impiegata a Romano di Lombardia e il campo vista lago d’Iseo, poi ha scelto di dedicarsi totalmente a quest’attività. E nel frattempo, oltre al lavoro, il Sebino le ha regalato anche l’amore.

L’attività
Nel suo campo la chimica pura è bandita: si usano solo prodotti biologici e la lotta con gli insetti. Metodi sicuramente meno veloci, ma in armonia con l’ambiente che danno soddisfazione. Il lavoro per questo non è certo leggero: ci si sveglia presto, si raccolgono i fiori che non vengono trattati con anidride carbonica o sostanze dannose: «Questo li rende più aperti rispetto a quelli a cui siamo abituati - spiega Martina -, ma tengono comunque 6-7 giorni come gli altri. L’aspetto diverso però non sempre convince il cliente che va educato a questa diversità, esattamente come i fioristi». Però qualcosa sta cambiando e il suo lavoro è apprezzato e richiesto.

Per rispettare i ritmi della natura e l’ambiente si coltivano solo prodotti di stagione: bulbose in primavera (tantissimi tulipani e narcisi ogni anno sempre nuovi); fiordalisi, nigelle, speronelle, peonie, rose e allium a maggio; zinnie, papaveri, bocche di leone, dalie, girasoli e celosie tra giugno e luglio; ancora dalie, amaranto, statice e fiori secchi in autunno e in inverno tanto verde e ghirlande con bacche e brassica. E tra marzo e aprile si ricomincia con i tulipani messi a dimora in autunno. Per le composizioni, poi, si usano solo rete e kenzan, un supporto chiodato riutilizzabile dove si infilano gli steli.
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