La pizzeria sconfina nel verde pubblico, scattano le critiche

A Iseo si tratta di un «unicum», con autorizzazione motivata dal Comune
I tavolini della pizzeria San Martino nel giardino Garelli - Foto © www.giornaledibrescia.it
I tavolini della pizzeria San Martino nel giardino Garelli - Foto © www.giornaledibrescia.it
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L’ampliamento dei plateatici degli esercizi pubblici nel comune di Iseo, come misura di sostegno alle attività in seguito all’emergenza Covid, era stato annunciato qualche settimana fa ed è stato attuato con una delibera di Giunta. In più, l’Amministrazione comunale ha sospeso il pagamento della Cosap, la tassa sull’utilizzo dei plateatici. Tutti i bar e ristoranti di Iseo ne hanno beneficiato, o sono in attesa di autorizzazione all’ampliamento da parte del Comune, ma qualcuno si è «inventato» un diversivo rispetto agli spazi che poi gli è stato concesso.

I tavolini della pizzeria San Martino, per esempio, sono sconfinati fino all’interno del giardino pubblico Garelli. Va detto che l’esercizio in questione non ha un gran margine per il distanziamento, dal momento che si trova all’estremità di un vicolo, via Porto Oldofredi, che termina con una «lingua», il lago e la darsena ovest del Porto Gabriele Rosa. Si tratta di un unicum per Iseo che però ha subito suscitato rimostranze da parte di altri esercenti, i quali hanno anche immaginato di poter occupare altri giardini pubblici a lago, come quello di Casa Panella, o quello del Verziere. La delibera stabilisce che le occupazioni di spazi e aree pubbliche possano essere aumentate in proporzione alle superfici esistenti con criteri che vanno da un ampliamento del 100% se il dehors è di 25 metri quadrati al 25% se è già di 75 mq. È tutta una questione di distanziamento.

Inoltre, per motivi di sicurezza, non sono autorizzate occupazioni che necessitano di attraversamento stradale e non è il caso della San Martino. La delibera conclude affermando che le agevolazioni dovranno essere valutate, nel rispetto dei principi di equità e gradualità, tenendo conto del «sacrificio imposto alla collettività» con la sottrazione dell’area pubblica e del relativo «beneficio economico» che ne può trarre l’attività.

 

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