Foto Simonetti lascia il lungolago di Iseo, ma non la tradizione

Già il bisnonno nel 1898 faceva il fotografo, poi la lunga transizione al digitale
Il titolare Fabio dà appuntamento in via Duomo - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il titolare Fabio dà appuntamento in via Duomo - Foto © www.giornaledibrescia.it
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«Fotografi da quattro generazioni», di questo si può giustamente vantare Fabio Botti, l’ultimo di una famiglia che della fotografia ha fatto una passione. «Foto Simonetti», attività sul lungolago Marconi di Iseo, presente qui dal 1947, è stata premiata come “Storica” dalla Regione Lombardia nel 2020 ed ha salutato quest’anno con un “trasloco”. La bottega si è trasferita nella parallela via Duomo.

Motivi di spazio e di rilancio hanno spinto Fabio a muoversi da una posizione che gli lascia, ma non solo a lui, tanta nostalgia. La strada della fotografia fu tracciata dal bisnonno di Fabio, Adolfo Simonetti che già nel 1898 faceva il fotografo a Matelica, paese delle Marche, dove diede alla luce sei figli maschi di cui cinque furono a loro volta fotografi e si trasferirono, a far uscire la vita dalla camera oscura, in giro per l’Italia.

Uno di loro, Trieste Simonetti, prima di arrivare a Iseo si spostò dalle Marche a Clusone, dove si trovava il fratello Trento, sempre fotografo. Scelse il Sebino nel 1947, insieme alla moglie Rosa Lori; qui nacque Lilian Mary Simonetti ma Trieste morì poco dopo. Il negozio continuò con le stampe di fotografie a cura di Rosa che poi lo passò a Lilian e da lei fu rilevato da Fabio.

«Solo con me, negli anni ‘90 sono ricominciati i servizi fotografici - spiega l’attuale titolare - perché prima mia nonna e poi mia mamma non erano in grado, né avevano tempo, di realizzare le richieste di uscire dal negozio a fare fotografie. Le mie due “donne fotografe” hanno passato la loro vita all’interno del negozio dove c’era la sala posa e la stanza oscura, lavorando anche di notte».

Se nonna e madre hanno retto all’attività portata avanti in solitudine, la prima vedova, la seconda sposata con Mino Botti, ferroviere ed artista ma non fotografo, Fabio ha retto invece al passaggio al digitale. «Sono fiero delle mie origini il mio bisnonno aveva vinto due medaglie d’oro per la miglior fotografia ai concorsi di Velletri e di Parigi nel 1907 e 1908, mio nonno riusciva ad emozionare con scatti banalmente quotidiani quindi ho alle spalle una storia che mi spinge a proseguire» conclude Fabio.

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