Discarica Macogna, via libera a nuove tipologie di rifiuti inerti

La Provincia autorizza il triplicamento del livello dell’eluato. Preoccupazione di sindaci e comitati
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La Macogna resterà una discarica di inerti, ma ora potrà accogliere un più ampio spettro di rifiuti. Questa è la conseguenza dell’attesa (da molti temuta) autorizzazione rilasciata lunedì dalla Provincia alla Drr, l’azienda proprietaria dell’ex cava.

Il Broletto ha dunque accolto la richiesta di deroga ai limiti di concentrazione nell’eluato dei rifiuti, il cui livello potrà così essere triplicato. E la decisione, come prevedibile, ha scatenato le reazioni durissime dei sindaci dei quattro Comuni coinvolti (che oggi saranno ricevuti dal prefetto Valenti) e dei cittadini che stanno combattendo da anni contro lo sfruttamento dell’ex cava della Pedrocca. 

Non cambieranno dunque la definizione della discarica (che resta di inerti, cioè scarti che non subiscono alcuna trasformazione fisica, chimica o biologica significativa) né il quantitativo dei rifiuti che potranno essere conferiti (1 milione e 300mila metri cubi il volume autorizzato). Il provvedimento invece innalza, sino a triplicarli, i limiti dell’eluato, il liquido prodotto durante i test che misurano il rilascio dei contaminanti dei rifiuti, quei test che servono per decretare l’accettabilità di un determinato rifiuto nella discarica.

Secondo gli amministratori locali si aprono così scenari impensati: «Con questa deroga - attacca il sindaco di Berlingo Cristina Bellini - si esce dalla discarica di inerti puri, consentendo l’immissione di moltissimi altri rifiuti, come ad esempio gli scarti da lavorazione delle acciaierie. Si andrà ad aumentare l’inquinamento di un sito che presenta già grosse criticità ambientali. Non si è voluta raccogliere e ascoltare la volontà di un territorio che ha alzato forte la sua voce in questi anni, per fare invece l’interesse economico di pochi. Ora ci confronteremo con il nostro legale, ma la strada dovrebbe essere quella di tentare di impugnare il provvedimento al Tar di Brescia». 

Comitati e associazioni sono sul piede di guerra e annunciano battaglia. «È una scelta che porta a nuovo inquinamento - attacca Matteo Abeni del Comitato No alla discarica della Macogna -. La Provincia ha scelto di non coinvolgere il territorio e i cittadini per dare credito e fiducia ad un’azienda che ha già sbagliato in passato».

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