Bracciante 37enne muore mentre vendemmia: il caldo possibile causa

I colleghi restano seduti all’ombra degli ulivi, bevono dalle bottiglie, si guardano confusi con le spalle appoggiate alla rete che delimita l’azienda agricola e osservano le meste operazioni dei Carabinieri e degli addetti delle onoranze funebri. Sono una decina di braccianti di origine rumena, lavoratori stagionali da qualche settimana in Franciacorta per la vendemmia, dopo essere stati in altri campi, prima di andare in altri terreni. Un loro collega, Ioan Avarvarei, 37 anni, è steso sotto il telo dorato dei soccorritori. Da oltre un’ora non respira più. Un malore lo ha stroncato mentre riprendeva il lavoro dopo la pausa per il pranzo. E nessuno, suo fratello per primo, che lavora nella stessa squadra, si capacita di come possa essere accaduto e anche per questo la Procura della Repubblica ha dispoto l’autopsia per identificare in modo chiaro la causa del decesso.
Cosa è successo
Anche ieri è stata una giornata torrida. A Brescia e in provincia si sono raggiunte temperature altissime e tra i vigneti della Franciacorta dove da settimane si sta vendemmiando la sensazione era opprimente. Ioan Avarvrei è stato assunto come stagionale dalla Servizi Vitivinicoli di Rovato e fatto arrivare in Italia insieme a diversi connazionali, tra cui il fratello, per lavorare alla raccolta dell’uva. Ieri era impegnato in una cantina di Cazzago che si è rivolta alla ditta di Rovato per avere manodopera in questi giorni. I carabinieri della stazione di Cazzago, insieme all’Ats, hanno immediatamente raccolto i documenti e verificato le testimonianze. Dai primi accertamenti sembra che tutti i lavoratori fossero assunti con regolare contratto dall’azienda di Rovato così come in ordine sono i rapporti con la cantina di Cazzago. Anche dalle testimonianze degli altri lavoratori e da quello che i carabinieri hanno trovato e repertato nel vigneto, risulta che gli orari di lavoro e le pause fossero state rispettate e che i lavoratori disponessero di zone all’ombra per riposare e di acqua e cibo per rifocillarsi.
L’indagine
Anche per questo il decesso è da chiarire. Certo il gran caldo non ha aiutato ma il malore è sopraggiunto mentre l’uomo, dopo aver pranzato, stava per iniziare l’ultima ora di lavoro. La squadra era infatti arrivata a Cazzago alle 7 e avrebbe dovuto fermarsi fino alle 15. Alle 13 la pausa più lunga, quella per il pranzo.
Secondo il fratello, Ioan Avarvarei non aveva patologie pregresse ma era obeso. Dopo pranzo ha accusato un malore, ha vomitato e poi non si è più rialzato. Saranno gli esami medici a stabilire cosa sia esattamente accaduto. I titolari della cantina hanno subito manifestato «vicinanza ai altri lavoratori e condoglianze al fratello della vittima».
Le reazioni
«A luglio era stata emanata una circolare sul rischio legato al calore chiedendo una sospensione dal lavoro dalle 14 alle 17. Evidentemente per alcuni la nota è rimasta semplice indicazione» ha dichiarato il segretario Flai Cgil a Enrico Nozza Bielli che conclude «auspichiamo le aziende agricole non facciano lavorare le persone nelle ore più calde». Sulla stessa linea Rossella Gazzaretti della Fai Cisl ce aggiunge: «I lavoratori siano sottoposti a controlli sanitari con pause adeguate».
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