A 101 anni, Giovanni Fiorini ha ancora la guerra davanti agli occhi

L’ex carabiniere di Castrezzato ricorda la prigionia e il servizio sui treni
La sorpresa: Fiorini ha festeggiato con gli ufficiali - © www.giornaledibrescia.it
La sorpresa: Fiorini ha festeggiato con gli ufficiali - © www.giornaledibrescia.it
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La voce rotta dalla commozione e gli occhi rigati dalle lacrime. Perché è impossibile non piangere nel ricordare gli orrori dei bombardamenti e quei corpi intrappolati tra le macerie. Giovanni Fiorini, che martedì ha spento 101 candeline, quelle immagini le ha impresse nella sua memoria. Immagini, suoni e odori che non potrà mai dimenticare, perché lui, carabiniere formatosi alla prestigiosa caserma Cernaia di Torino, la Seconda Guerra mondiale l’ha vissuta da protagonista: prima sotto le bombe, poi due anni in un campo di prigionia nazista. Ed è per questo che nel 1967 ha ricevuto la Croce militare al merito, «riconoscimento di cui sono molto orgoglioso» dice con la voce sottile mentre si asciuga le lacrime.

Carabiniere ai tempi della Cernaia di Torino - © www.giornaledibrescia.it
Carabiniere ai tempi della Cernaia di Torino - © www.giornaledibrescia.it

Giovanni, nato a Castrezzato da una famiglia di contadini, ha sempre fatto il commerciante. Un gran lavoratore, che non ha mai fatto mancare nulla alla sua famiglia. Dopo la guerra sposò Maddalena di Quinzano d’Oglio, morta circa otto anni fa dopo una vita insieme e arricchita dall’amore per i sette figli.

La guerra

In questi giorni di festa, per Giovanni è stato impossibile non ricordare la guerra, lui che ne è stato un testimone. «La prigionia in Jugoslavia e in Germania? Quella la farei ancora oggi - una battuta, per sottolineare le atrocità che ha vissuto quando lavorava sui treni tra Torino e Roma -: l’immagine di una locomotiva ribaltata è impossibile da cancellare, così come il suono delle bombe e la voce di quella donna intrappolata sotto le macerie. Non potevamo toccarla, altrimenti sarebbe crollato tutto. È morta sotto i miei occhi». Nonostante l’età, Giovanni è ancora lucido e ricorda bene perché non è morto in guerra. «Non avevo paura, pensavo prima a salvare i sopravvissuti e non mi nascondevo nei rifugi, preferivo guardare gli aerei, seguirne il rumore e ripararmi nei luoghi giusti. Certo, non è mancata la fortuna».

La festa

Giovanni, dopo aver festeggiato con la famiglia, ha ricevuto il comandante provinciale dei Carabinieri, il colonnello Vittorio Fragalà, accompagnato dal tenente Jacopo Marin, vicecomandante della Compagnia di Chiari, e dal comandante di Castrezzato, il luogotenente Luigi Lardelli. Una visita che «mi ha molto emozionato» ha concluso Giovanni. 

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