Scuola

Voto in condotta, cosa ne pensano presidi e studenti bresciani

Michele Maestroni
Continua la polemica sul voto agli alunni che aggredirono la prof. Ragazzi divisi sui «lavori socialmente utili» citati dal ministro Valditara
E' POLEMICA SUL VOTO IN CONDOTTA
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La polemica sul voto in condotta circola anche tra i corridoi degli istituti scolastici bresciani. E mentre gli studenti e le studentesse entrano ed escono dalle aule per sostenere davanti alla commissione l'orale di maturità, ultimo scoglio degli esami Stato iniziati lo scorso 19 giugno, i dirigenti scolastici si interrogano sulla proposta lanciata dal ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara di «riconsiderare» (se non «ripensare») il voto di comportamento. «Il Ministero ci deve dare delle linee guida per rendere i criteri di valutazione uguali per tutte le scuole d'Italia», dice Simone Alghisi, collaboratore del dirigente scolastico del Calini, uno dei licei scientifici di Brescia.

Il caso

A spronare il dibattito è il caso dell'IIS Viola Marchesini di Rovigo, dove a fine anno scolastico sono stati promossi in un primo momento con il 9 in pagella i due studenti che lo scorso ottobre, durante la lezione, avevano aggredito una loro professoressa sparandole dei pallini con una pistola ad aria compressa. Un episodio che ha attirato l'attenzione dell'opinione pubblica e dello stesso dicastero che ha inviato sul posto degli ispettori per vederci meglio. Poi è stato lo stesso Valditara a telefonare all'Ufficio scolastico regionale veneto per chiedere di rivedere il voto agli studenti. Così martedì 27 giugno la dirigente del Viola Marchesini, Isabella Sgarbi, ha fatto dietrofront: «Riconvocheremo il Consiglio di classe per riflettere e rivalutare la situazione» ha detto all'Ansa. E il risultato è stato il ripensamento del voto, che da 9 si è abbassato a 6 per uno studente e 7 per l'altro, e la contestuale conferma della promozione di entrambi.

Il pensiero dei dirigenti

Intanto però il sasso nello stagno è stato lanciato, e la discussione si divide tra chi vorrebbe inasprire i provvedimenti disciplinari e chi invece è più cauto nel mettere mano al voto di condotta. In mezzo c'è il concetto di autonomia scolastica: una serie di norme in vigore dal 2000 che permettono alle istituzioni scolastiche un certo grado di indipendenza per quanto riguarda l'amministrazione, l'organizzazione e la didattica.

Di quest'ultimo campo fa parte anche il voto di condotta, la cui sufficienza va sempre da 6 a 10 ma che è assegnato in sede di Consiglio di classe e si basa su una griglia di valori decisa dal Collegio dei docenti. E che quindi può variare da istituto a istituto: «Ha un peso importante perché incide sulla media e influisce sulla quantità di crediti scolastici con cui gli studenti si presentano all'esame di Stato», spiega Simonetta Tebaldini, dirigente dell'IIS Benedetto Castelli della città -. Proprio per questo io non interverrei sul voto di per sé ma sui criteri con cui viene deciso». Anche per Tebaldini, quindi, la soluzione sarebbe dotare le scuole della stessa «tabella generale» che fornisce una base rigorosa da cui partire, «così funziona anche la scheda di valutazione per gli esami di Stato».

Il pensiero degli studenti

E mentre docenti e dirigenti scolastici attendono di conoscere maggiori dettagli sulla «grande riforma dell'istituto tecnico professionale» annunciata da Valditara, il dibattito si è acceso anche tra gli studenti e le studentesse e riguarda l'idea (ventilata sempre dal ministro) di «rivedere il concetto di sospensione» e «intervenire sui lavori di pubblica utilità» per punire gli episodi più gravi come il bullismo e la mancanza di rispetto nei confronti dell'insegnante. «Sarebbe un bel modo per far capire ai bulli che quello che fanno è sbagliato», dice Elisa Bellingeri, studentessa di elettronica al Castelli. Il suo collega Alessandro Savino è invece del parere opposto: «Una punizione esagerata perché parliamo di ragazzini delle superiori o persino delle medie. Se la scuola è fatta anche per insegnare alle persone come comportarsi - continua il ragazzo - i provvedimenti devono essere adeguati e preferire le attività di educazione e sensibilizzazione». Nicola Martidano, che ha appena concluso il suo esame di maturità al Calini, vede in questo tipo di misure «uno strumento con cui responsabilizzare gli studenti». E la sua compagna di scuola Anastasia Mocanu non nasconde una punta di stizza: «Io ho nove in condotta ma non ho mai sparato pallini a nessuno, mi sembra un'ingiustizia».

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