Scuola

Superiori e Covid: dal 24 febbraio, 144 giorni lontano dai banchi

Sospensioni, riprese, ordinanze, Dpcm, promesse (non mantenute) e delusioni: il lungo film della scuola a distanza dal 23 febbraio a oggi
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DAD: TAR, OK AL RICORSO
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Chi l'avrebbe mai detto in altri tempi, in cui un'ora «buca» o uno sciopero disinvolto potevano apparire manna per gli studenti. La pandemia e il lockdown variamente declinato ci hanno condotti anche ad un'esperienza che, paradossalmente, regala speranza: vedere studenti per strada, al freddo, con i banchi per una battaglia di civilità, per sete di futuro e di conoscenza maturata a contatto con compagni e docenti. Ragazzi che insistono per andare a scuola. Anzi, per tornarci. 

Una lezione per una volta viene da loro, discenti costretti alla Dad. Un desiderio di essere in aula che si contrappone ad una teoria di promesse non mantenute, di illusioni sfumate, di garanzie forse improbabili, ma spacciate per tali da chi - a vari livelli - aveva (e ha) il compito di far fronte all'emergenza. E che mentre la scuola si adeguava e si faceva trovare pronta ad affrontare la sfida imposta dal Covid, lasciavano scoperti nodi nevralgici come quello dei trasporti

La classe politica - e talvolta anche la variegata categoria degli esperti - non ha certo offerto grandi spunti alle generazioni future che cercavano certezze - in un contesto, va detto, di assoluta confusione - e che guardavano proprio ai gestori della cosa pubblica con qualche margine di fiducia. Per non parlare di docenti e dirigenti, chiamati a reinventare la didattica, a assorbire in tempi compressi e circostanze avverse un cambio di passo che non era avvenuto in anni. E che, in altalena, si sono trovati a dover gestire stop imprevisti e ripartenze incerte. Loro malgrado. Il tutto mentre ad altri contesti della società civile veniva consentito di riprendere la quotidianità spezzata da pandemia e lockdown.

In totale, gli studenti più sfortunati che hanno inanellato tutti i giorni di Dad e di presenza in aula negata - a torto o a ragione - hanno collezionato 144 giorni lontano dai banchi e dalle aule (e con loro il personale scolastico). Ottantadue nell'anno scolastico 2019/20, che ha visto dal 24 febbraio scorso lo stop delle lezioni frontali in tutta Lombardia (ma qualche comune era già corso ai ripari nei giorni precedenti) e altri 62 fino all'agognato rientro in classe che l'ultima sentenza del Tar regionale ha consentito di fissare per il prossimo lunedì. Sembre che la zona rossa incombente non condanni la scuola della nostra regione ad una nuova ulteriore sospensione.

Questo senza contare i giorni che, nella turnazione virtuosa adottata dagli istituti bresciani prima che in molte altre realtà del Paese per ridurre la pressione sul sistema dei trasporti più che sulla macchina scolastica, ha di suo aggiunto alla triste conta della distanza forzata.

Una pagina poco felice che abbiamo provato a ripercorrere, tra provvedimenti normativi, progetti, banchi a rotelle, dubbi su mascherine e distanze tra rime buccali: un film che a riavvolgerlo è capace di rinverdire ricordi poco lieti e rinverdire anche qualche contraddizione. E che negli auspici - per il bene di tutti, sul piano della salute anzitutto - abbia per sequel un'evoluzione ben più lieta.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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