Scuola

Il provveditore: «La scuola si deve governare da sola»

Giuseppe Bonelli, all’Ust da due settimane: «Oggi il docente deve saper includere e alfabetizzare»
UST, IL NUOVO DIRIGENTE
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«Non mi sento il capo della scuola di Brescia, gestita dai dirigenti che sono autonomi e hanno gli strumenti per coordinarsi e per interloquire con l’amministrazione scolastica». Il nuovo dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale di Brescia, Giuseppe Alfredo Bonelli, si presenta con queste parole che esprimono non tanto una diminuzione del proprio ruolo ma piuttosto un’idea di scuola.

L’idea di una scuola che, soprattutto grazie alla Legge 107 (conosciuta come La Buona Scuola, anche se Bonelli preferisce non etichettarla in questo modo), è e deve essere sempre più autonoma al fine di «governarsi da sola». Così, se gli si chiede della carenza di personale all’Ust da lui diretto, risponde: «Vent’anni fa saremmo stati sotto organico e quindi in difficoltà, oggi dico che possiamo farcela proprio perché il provveditorato è un pezzo di una governance che va dalle scuole al Ministero». Bonelli spiega innanzitutto di essere un «dirigente amministrativo», ovvero un provveditore a tempo pieno a differenza dei suoi due predecessori (Mario Maviglia prima e Mavina Pietraforte poi, per breve tempo) che, essendo dirigenti tecnici, hanno dovuto sobbarcarsi la fatica del doppio ruolo di ispettori e provveditori.

Il nuovo posto di dirigente amministrativo in Lombardia è stato decretato dalla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli il 22 marzo scorso e in seguito destinato a Brescia dalla direttrice dell’Ufficio scolastico regionale, Delia Campanelli. Il 23 aprile Bonelli si è insediato in via Sant’Antonio.

Brescia punto di riferimento. Come ha trovato la scuola bresciana? «In ottimo stato», risponde senza esitare e senza rinunciare a una battuta: «Da milanese un po’ mi dispiace ammetterlo, ma la scuola bresciana è sempre stata un punto di riferimento per tutta la Lombardia». Cita l’ex ministra dell’Istruzione Mariastella Gelmini, Giuseppe Colosio, in anni passati dirigente dell’Ust e dell’Usr, e Luciano Corradini. Poi, sollecitato dai giornalisti, passa a temi specifici. Sui dirigenti scolastici (che dipendono dal direttore regionale) dichiara di non poter al momento fare previsioni: «Non so quanti saranno i titolari l’anno prossimo perché dobbiamo ancora definire le quiescenze; ma, considerando le dimensioni della provincia di Brescia, il problema delle reggenze non è banale». Al riguardo, inoltre, richiama l’attenzione su una certa mobilità interregionale; in particolare, è scaduto il mandato triennale dei dirigenti vincitori di concorso immessi in ruolo nel 2014, ma «avremo una coda di mobilità anche per quelli immessi nel 2015, il cui mandato scade quest’estate».

Disabili e stranieri. Per sciogliere il nodo dei docenti di sostegno, Bonelli - che è stato dirigente dell’Ufficio Organici del Miur e rivendica un miglioramento della situazione negli ultimi anni grazie al potenziamento - conta molto sulla nuova delega dell’inclusione, soprattutto sul nuovo sistema di comunicazione diagnostica che si sta studiando per rendere più veloce il reclutamento dei docenti. Non solo: «La delega - aggiunge il provveditore - tende anche a rendere più stabile il sostegno». Ammette invece che «non è dietro l’angolo» la soluzione del problema dei diplomati magistrali, «ancora oggetto di riflessione per il Ministero». E, a proposito degli alunni di origine straniera, ritiene che dal potenziamento siano derivate risorse significative per l’alfabetizzazione. Ma subito precisa: «Alfabetizzazione e inclusione riguardano tutto il Consiglio di classe. Il docente di oggi non solo deve essere esperto nella propria disciplina, deve anche saper includere e alfabetizzare». Sperimentazioni e leggi. Intanto, la legge 107 prosegue il cammino che la porterà alla piena applicazione: «C’è ancora molto da fare, le deleghe vanno ancora implementate», avverte Bonelli, auspicando che i nuovi governanti non buttino via la riforma incompiuta per rifare tutto da capo, come troppo spesso è avvenuto. Dal passato («dalla Prima Repubblica») il dirigente dell’Ust di Brescia riprenderebbe invece per la scuola la consuetudine di legiferare dopo aver sperimentato, e non viceversa: «Un bell’esempio su come procedere è la sperimentazione del liceo in quattro anni. E anche con l’alternanza scuola/lavoro si è di fatto legiferato su un vissuto». A proposito di alternanza, «è importante che rientri davvero nei percorsi di studio. Più in generale, la scuola deve imparare a sostituire il vecchio con il nuovo, non a sovrapporli».

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