Cattedre e concorsi: il sistema scuola in tilt apre la stagione dei ricorsi

Treccani (Cisl): «Non viene rispettata la graduatoria». I docenti: «Metodo ingiusto e per nulla trasparente»
Studenti di una scuola superiore bresciana - © www.giornaledibrescia.it
Studenti di una scuola superiore bresciana - © www.giornaledibrescia.it
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Al posto della lavagna, c’è il monitor touch. In più di qualche aula sono ormai sdoganati anche i tablet, in altre sedi c’è grande entusiasmo per i progetti di scambio internazionale e per i nuovi laboratori didattici. Ma a due settimane dal suono della prima campanella, seduto in cattedra, non c’è ancora nessuno: il personale è insufficiente o precario, il tempo prolungato sospeso «fino a prossime indicazioni» o del tutto cancellato, il servizio mensa – ça va sans dire – sparito dai radar.

E chi nella scuola lavora da una vita, come Maria (vent’anni di insegnamento alle spalle, quasi tutti consumati in città, e una pazienza ormai testata da riforme e controriforme), racconta queste giornate a denti stretti: «Questo inizio è un macigno: il Pnrr doveva aiutarci a risolvere qualche problema non solo sul contenitore, ossia sugli edifici e le aule da rimettere a nuovo, ma anche sul contenuto, che significa regolarizzare insegnanti di esperienza e garantire agli alunni la giusta serenità. Invece sul secondo punto sta succedendo esattamente il contrario: sta creando disparità enormi».

Insomma: cambiano le regole, ma resta il vecchio caos. Che ora, a due settimane dal suono della prima campanella e con le assegnazioni ancora a soqquadro, non solo non accenna a migliorare, ma si è trasformato in cortocircuito. Al punto che la profezia ripetuta come un ritornello tanto dai sindacati quanto dai docenti si fa sempre più concreta: «Ora si apre una lunga stagione di ricorsi davanti al Tar».

L’affaire Pnrr

Per i docenti che aspettano il loro turno dopo una gavetta interminabile, questo stallo è stato una doccia fredda. Chi si trova a gestire l’elefantesca macchina organizzativa sta trascorrendo notti insonni. E per gli studenti la continuità didattica è già un miraggio. Ma le assenze, nell’appello generale di questo tribolato anno scolastico, non si fermano qui. Gran parte delle sedie sono vuote anche nelle segreterie dei poli dell’istruzione e, nel Bresciano, mancano anche 45 dirigenti: «La prima tranche di immissioni in ruolo per i dirigenti - spiega Luisa Treccani di Cisl scuola Brescia - dovrebbe arrivare entro la fine del mese ma essendo a livello regionale, resta da capire quanti sceglieranno Brescia».

Cosa è successo e perché Maria tira in ballo il Piano nazionale di ripresa e resilienza? Per capirlo bisogna fare un piccolo passo indietro. L’Italia è in piena procedura di infrazione europea ormai dal 2019: sotto accusa c’è la matrioska di contratti a tempo determinato che in moltissimi casi scavalcano di gran lunga il limite massimo dei tre anni di servizio prima della stabilizzazione.

Uno dei rimedi per dare una sforbiciata al precariato è stato il decreto battezzato «Pnrr scuola», nato per regolarizzare con un contratto a tempo indeterminato almeno 70mila docenti entro il 2026: la strada intrapresa è stata quella di indire nuovi concorsi. E qui si è consumato il primo patatrac: guardando ai posti a disposizione per quest’anno, infatti, il risultato è che tutte le immissioni in ruolo verranno di fatto occupate da chi è rientrato nell’iter Pnrr, ma anche in questo caso le regole non sono state chiare fin dal principio. «Diverse persone che si trovavano in una posizione più bassa in graduatoria - chiarisce Treccani - hanno scavalcato chi si trovava più in alto ma era incardinato nelle Gps, il che significa che è crollato il principio di rispetto». Le Gps sono le graduatorie provinciali per le supplenze, ossia elenchi di insegnanti costituiti su base provinciale, per assegnare incarichi a tempo determinato al personale docente ed educativo.

Sugli scudi

La conferma di questo scompiglio è arrivata attraverso una comunicazione ufficiale recapitata ai diretti interessati nel weekend: ad alcuni docenti viene negata la possibilità di accedere alle preferenze per il ruolo (dalla scelta della provincia a quella dell’istituto). Ed è «scoppiato il panico», per dirla con le parole che questa comunicazione l’ha letta e riletta per tutto il fine settimana. «Lunedì sono arrivati i primi chiarimenti – spiega un gruppo di docenti bresciani –: non tutti coloro che hanno vinto il concorso Pnrr e devono essere immessi in ruolo potranno scegliere la provincia e la scuola di preferenza, tanti sono bloccati per tre anni nel posto vacante al 31 agosto, lo stesso posto che è stato loro assegnato tramite la graduatorie provinciali per le supplenze. Tutto questo - precisano gli insegnanti - senza preavviso né trasparenza. Non solo si tratta di un’ingiustizia per chi, entrando in ruolo, non può scegliere dove lavorare, ma lo è anche per quei vincitori di concorso che hanno ancora la facoltà di scelta, ma estremamente ridotta».

In sostanza, a titolo esemplificativo, può succedere che un docente di Brescia resti incastrato a Remedello sulla scia del «metodo Gps» e che, viceversa, una insegnante che può decidere dove lavorare e che risiede a Remedello non può selezionare quell’istituto perché già occupato per tre anni da un collega che lì non vorrebbe stare.

«La Lombardia incorre in questa palese violazione di ogni principio di ragionevolezza e legittimità, creando un pericoloso precedente per le prossime classi di concorso e per i processi di selezione che vedranno coinvolte le altre Regioni» scrivono i docenti. Che, amareggiati, concludono: «Siamo rammaricati per un sistema scolastico che, in continua rincorsa delle risorse Pnrr, si rivela sempre più inadeguato, inefficiente ed incurante sia della qualità dell’istruzione degli studenti, sia del tanto sbandierato merito». 

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