Come al freddo del fronte: si proietta «Il mio pianto che non si vede»

Barbara Fenotti
Proiettato al Mo.Ca il documentario degli studenti del Luzzago, nato dalla corrispondenza di Ettore, medico militare durante la Prima guerra mondiale, e da quella di Fabio e Aurelio, due giovani cugini morti sul Carso. Vincitore del bando regionale, unisce memoria familiare, ricerca storica e linguaggio cinematografico
  • La proiezione al Mo.ca del documentario del Luzzago
    La proiezione al Mo.ca del documentario del Luzzago - Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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    La proiezione al Mo.ca del documentario del Luzzago - Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Nasce da lettere rimaste per anni in famiglia il documentario «Il mio pianto che non si vede», premiato dalla Regione e presentato questo pomeriggio su un maxischermo nel cortile del Mo.Ca dagli studenti del Liceo Luzzago.

Il lavoro è il risultato del progetto vincitore del bando regionale «Viaggi della memoria per la scuola» e prende forma a partire dalla corrispondenza di Ettore, medico militare durante la Prima guerra mondiale, e da quella di Fabio e Aurelio, due giovani cugini morti sul Carso quando avevano poco più di diciassette anni.

La scintilla

A dare avvio al percorso è stata Anna Valentina Nordio, 18 anni, studentessa al quinto anno al Luzzago. «Il bando ci è stato proposto dal professor Andrea Boarelli - ha raccontato la ragazza -. Parlando con i miei genitori sono emerse le lettere del mio bisnonno, medico di campo militare. Da lì abbiamo iniziato a leggerle e ci siamo chiesti se quella memoria familiare potesse diventare un progetto di classe». Con l’arrivo di altre lettere, provenienti da rami più lontani della famiglia, il lavoro si è allargato: «Leggendole sono nate domande molto attuali, come se oggi potessimo mai trovarci a partire per una guerra».

Il documentario è diventato così un racconto corale, costruito intrecciando fonti storiche, immagini e testimonianze. Tra gli studenti coinvolti anche Alessandro Bertone, entrato nel progetto in una fase successiva. «Mi sono occupato soprattutto delle lettere dei due ragazzi morti al fronte - ha spiegato -. Leggerle e analizzarle mi ha coinvolto molto, soprattutto durante le interviste ad Anna, a suo padre e a un parente stretto: è una storia che mi ha colpito molto».

A coordinare il percorso didattico è stato il professor Andrea Boarelli, docente di lettere al Luzzago. «La proposta del concorso regionale mi sembrava particolarmente significativa - ha detto -. All’inizio eravamo un gruppo ristretto, poi, dopo la vittoria del primo premio, il progetto si è allargato a tutta la classe e ad altri docenti. È stato importante lavorare sulle fonti originali e poi andare sui luoghi della storia, grazie al viaggio interamente finanziato».

Il viaggio

Il percorso ha portato gli studenti tra Brescia, Gorizia e il Carso, con la salita al Monte Sabotino accompagnati dal Cai di Gorizia. Un’esperienza arricchita anche dalla testimonianza di Fabio Lazzari del gruppo Alpini di Concesio, che ha aiutato i ragazzi a contestualizzare la vita al fronte durante la Grande Guerra. Dal punto di vista cinematografico il lavoro è stato seguito da Alessandro Abba Legnazzi, docente di Linguaggio del cinema al Luzzago, regista e documentarista premiato anche al Torino Film Festival. «Abbiamo costruito una linea narrativa - ha spiegato - cercando un equilibrio tra ricerca, riprese e interviste, da Brescia fino ai collegamenti con altri familiari».

Un documentario che mette insieme memoria privata e storia collettiva e che, come è emerso dal confronto con il pubblico, parla soprattutto ai giovani di oggi, chiamati a misurarsi con le domande lasciate aperte da quelle lettere.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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