Come al freddo del fronte: si proietta «Il mio pianto che non si vede»
Nasce da lettere rimaste per anni in famiglia il documentario «Il mio pianto che non si vede», premiato dalla Regione e presentato questo pomeriggio su un maxischermo nel cortile del Mo.Ca dagli studenti del Liceo Luzzago.
Il lavoro è il risultato del progetto vincitore del bando regionale «Viaggi della memoria per la scuola» e prende forma a partire dalla corrispondenza di Ettore, medico militare durante la Prima guerra mondiale, e da quella di Fabio e Aurelio, due giovani cugini morti sul Carso quando avevano poco più di diciassette anni.
La scintilla
A dare avvio al percorso è stata Anna Valentina Nordio, 18 anni, studentessa al quinto anno al Luzzago. «Il bando ci è stato proposto dal professor Andrea Boarelli - ha raccontato la ragazza -. Parlando con i miei genitori sono emerse le lettere del mio bisnonno, medico di campo militare. Da lì abbiamo iniziato a leggerle e ci siamo chiesti se quella memoria familiare potesse diventare un progetto di classe». Con l’arrivo di altre lettere, provenienti da rami più lontani della famiglia, il lavoro si è allargato: «Leggendole sono nate domande molto attuali, come se oggi potessimo mai trovarci a partire per una guerra».
Il documentario è diventato così un racconto corale, costruito intrecciando fonti storiche, immagini e testimonianze. Tra gli studenti coinvolti anche Alessandro Bertone, entrato nel progetto in una fase successiva. «Mi sono occupato soprattutto delle lettere dei due ragazzi morti al fronte - ha spiegato -. Leggerle e analizzarle mi ha coinvolto molto, soprattutto durante le interviste ad Anna, a suo padre e a un parente stretto: è una storia che mi ha colpito molto».
A coordinare il percorso didattico è stato il professor Andrea Boarelli, docente di lettere al Luzzago. «La proposta del concorso regionale mi sembrava particolarmente significativa - ha detto -. All’inizio eravamo un gruppo ristretto, poi, dopo la vittoria del primo premio, il progetto si è allargato a tutta la classe e ad altri docenti. È stato importante lavorare sulle fonti originali e poi andare sui luoghi della storia, grazie al viaggio interamente finanziato».
Il viaggio
Il percorso ha portato gli studenti tra Brescia, Gorizia e il Carso, con la salita al Monte Sabotino accompagnati dal Cai di Gorizia. Un’esperienza arricchita anche dalla testimonianza di Fabio Lazzari del gruppo Alpini di Concesio, che ha aiutato i ragazzi a contestualizzare la vita al fronte durante la Grande Guerra. Dal punto di vista cinematografico il lavoro è stato seguito da Alessandro Abba Legnazzi, docente di Linguaggio del cinema al Luzzago, regista e documentarista premiato anche al Torino Film Festival. «Abbiamo costruito una linea narrativa - ha spiegato - cercando un equilibrio tra ricerca, riprese e interviste, da Brescia fino ai collegamenti con altri familiari».
Un documentario che mette insieme memoria privata e storia collettiva e che, come è emerso dal confronto con il pubblico, parla soprattutto ai giovani di oggi, chiamati a misurarsi con le domande lasciate aperte da quelle lettere.
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