Gufo o allodola? Per star meglio devi sapere «di che sonno sei»

C’è chi non andrebbe mai a letto, chi invece si addormenta presto: tra genetica e abitudini
Specialisti. I neurologi Maria Pia Pasolini e Giovanni De Maria
Specialisti. I neurologi Maria Pia Pasolini e Giovanni De Maria
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«Proteggi i tuoi ritmi per assaporare la vita»: con questo slogan si celebra oggi la Giornata mondiale del sonno, iniziativa che ha come obiettivo quello di far capire che anche il sonno ha precise regole di igiene. Non osservarle, può compromettere la nostra salute e la qualità della vita durante le ore di veglia. Tuttavia, non è facile trovare un equilibrio tra veglia e sonno e lo dimostra il fatto che, solo nel Bresciano, sono 500mila le persone colpite da malattie del sonno.

«Talvolta un sonno insoddisfacente è correlato a condizioni mediche, farmacologiche o comportamentali, più spesso si tratta di un disturbo legato a specifiche situazioni di stress, di alterata percezione del sonno effettivo, di scarsa igiene del sonno o della paura di non addormentarsi» spiega la neurologa Maria Pia Pasolini, referente dell’ambulatorio neurologico per i disturbi del sonno all’interno della Neurofisiopatologia dell’Ospedale Civile diretta da Giovanni De Maria. Qualità e quantità. Tra i molti fattori che influenzano la qualità e la quantità del nostro riposo notturno, alcuni non sono modificabili (basti pensare alle età della vita, ad esempio). Altri, invece, dipendono in gran parte dai nostri comportamenti. Proprio su questi si focalizza la giornata odierna.

«Ognuno di noi ha una modalità geneticamente determinata di dormire - continua Pasolini -. Esistono i gufi (vanno a letto tardi e si svegliano tardi) e le allodole che fanno esattamente il contrario, poi ci sono i brevi dormitori e i lunghi dormitori. Intanto, ci sono precisi meccanismi che guidano il sonno: il ritmo circadiano luce-buio ed un meccanismo di recupero della veglia per il riposo del neurone. Il punto di partenza per un buon dormire è il rispetto delle caratteristiche genetiche e dei meccanismi che guidano il nostro sonno».

Gufi e allodole. Dunque, un invito a rispettare i ritmi sonno-veglia per migliorare la qualità della vita, come a dire che un gufo non può comportarsi da allodola e viceversa. Ma non basta. Intanto, il ritmo circadiano: è il sistema che scandisce le oscillazioni e le variazioni che avvengono nel nostro organismo nelle 24 ore.

La circadianità è data sia da fattori esterni, come l’alternarsi di luce e buio, sia da caratteristiche interne, di natura genetica. L’ultimo Nobel per la Medicina, lo scorso ottobre, è stato assegnato a tre scienziati - Hall, Rosbah e Young - per aver dimostrato che siamo geneticamente impostati con un certo ritmo. I ricercatori hanno scoperto i geni che controllano l’orologio circadiano all’interno delle cellule.

Anche il Nobel. Proprio da questa scoperta è stata influenzata la scelta della Giornata mondiale. «Proteggi i tuoi ritmi per assaporare la vita», dunque. Allora, è sufficiente sapere a quale cronotipo si appartiene per non avere problemi?

«Per avere un buon ritmo circadiano, e dunque una buona salute, sono molto importanti anche le abitudini di vita» spiega Pasolini. I più colpiti dai disturbi dell’alternanza fra riposo e attività sono gli adolescenti, che sempre più spesso riducono le ore di riposo notturno.

Norme di igiene. «Alcune norme di igiene del sonno riguardano la qualità dell’ambiente in cui si dorme, altre le nostre abitudini alimentari e il nostro stile di vita (orari, esercizio fisico), altre ancora alcuni nostri comportamenti specifici nei confronti del sonno notturno - aggiunge Maria Pia Pasolini -. Il rispetto di tali norme dovrebbe essere costante e sistematico per sortire un effetto positivo sull’insonnia. Quando questo rispetto diventa, con l’aiuto del medico, il trattamento di scelta, o una sua componente, la persona viene aiutata ad autovalutare e controllare i propri comportamenti tramite appositi "diari del sonno" o monitoraggi strumentali assai semplici come i monitoraggi "actigrafici", che comportano soltanto di portare al polso un dispositivo della grandezza e peso di un orologio, per più giorni consecutivi».

 

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