Donatori di sangue: quattro su dieci sono molto giovani

Dall’Avis provinciale campagna per diffondere la cultura della donazione: il 66% ha meno di 35 anni
Avis. Anna Parolini, Gabriele Pagliarini, Giovanni Moretti e Angelo Capitanio - © www.giornaledibrescia.it
Avis. Anna Parolini, Gabriele Pagliarini, Giovanni Moretti e Angelo Capitanio - © www.giornaledibrescia.it
AA

Donare il sangue è un gesto gratuito, anonimo e volontario. Dimostra grande senso civico e ne è prova il fatto che, in occasioni di emergenza come quella determinata dal terremoto in Italia centrale nel 2016, il numero di donatori nel Bresciano ha fatto registrato un significativo aumento. Nel 2017 il numero dei donatori è diminuito del 4,78%, allineandosi con i dati del 2015, quando comunque i soci erano 36.400 e le donazioni poco meno di 65mila.

«Il numero esatto lo illustreremo in occasione dell’assemblea dell’Avis provinciale, il prossimo 24 marzo - spiega il presidente Gabriele Pagliarini -. Tuttavia, in occasione della presentazione del nuovo vademecum del donatore-viaggiatore e dell’illustrazione della nuova campagna informativa, ci preme rettificare un sentire diffuso in base al quale i giovani non amerebbero diventare donatori. Lo smentiscono i dati: il 35% dei nuovi donatori ha meno di 25 anni ed il 66% meno di 35 anni. Dunque, un dato in controtendenza con le critiche mosse ai giovani».

Per capire meglio le motivazioni della scelta di donare, lo scorso anno sono stati distribuiti dei questionari ai donatori, storici e nuovi, che si sono presentati all’Unità di raccolta di Brescia. Dall’analisi delle risposte, tra le ragioni che spingono le persone ad avvicinarsi all’Avis vi è il senso civico, seguito dal fatto che in famiglia già ci sia un donatore oppure che un amico lo sia. Tra le ultime motivazioni, quella di poter eseguire gratuitamente un check up.

«Tra i dati più rilevanti dei questionari, il fatto che oltre il 13% dei nuovi donatori è iscritto ad altre associazioni di volontariato» spiegano il presidente provinciale Gabriele Pagiarini, affiancato dal direttore sanitario Giovanni Moretti e da Anna Parolini, addetta alla comunicazione. «Essere donatore non preclude la possibilità di effettuare altre attività di volontariato. I cambiamenti normativi del terzo settore possono divenire un’occasione per Avis, con la sua storia e la sua diffusione capillare su tutto il territorio».

Un universo dagli ampi orizzonti, quello che contraddistingue i nuovo donatori. Sia perché, oltre all’Avis, hanno altri interessi nel mondo dell’associazionismo e del volontariato sia perché la quasi totalità dei giovani, ed un numero significativo anche di coloro che giovane non è più, ama viaggiare e si sposta con grande facilità da un Paese all’altro, dunque anche in quelli «a rischio» per l’eventuale contrazione di malattie. Per questo, Avis provinciale ha predisposto il vademecum del donatore-viaggiatore verificato dal Servizio immuno-trasfusionale dell’Azienda sociosanitaria Spedali Civili diretto da Mirella Marini.

Nell’opuscolo, sono elencati i Paesi del mondo, con i relativi rischi di salute per il viaggiatore che si reca in quelle aree e le temporanee sospensioni dall’attività di donazione, mediamente di sei mesi dal rientro, salvo criticità che verranno valutate dai medici. Vademecum. «Il vademecum è, di fatto, l’assunzione di intelligente responsabilità verso se stessi e verso quanti potranno ricevere il sangue generosamente donato - spiega Gabriele Pagliarini -. Responsabilità che deve contraddistinguere ogni avisino, attento al proprio benessere psicofisico e, al contempo, pienamente impegnato a garantire ai riceventi e alla stessa Avis di appartenenza, quella tranquillità e sicurezza oggi più che mai necessarie».

Grazie all’accurata selezione per un adulto sano la donazione di sangue non comporta alcun rischio. Esistono precise disposizioni che regolano la raccolta del sangue. Ad esempio, la quantità di sangue che viene prelevata mediamente ad ogni prelievo è stabilita per legge in 450 centimetri cubi, con una forbice del 10% in eccesso o in difetto. Ancora, tra una donazione di sangue intero e l’altra devono trascorrere almeno 90 giorni. La frequenza annua delle donazioni di sangue intero non deve essere superiore a quattro per l’uomo e a due nelle donne in età fertile.

I controlli e le visite periodiche effettuate a ciascun donatore prima di ogni donazione sono uno strumento di medicina preventiva, a tutela dello stato di salute generale del donatore e della sicurezza del sangue. La trasfusione di sangue è un mezzo terapeutico indispensabile, ma non a rischio zero. Si avvicina allo zero se effettuato su popolazioni controllate, in centri igienicamente sicuri e con tecnologie all’avanguardia.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia