Disturbo bipolare, oltre gli alti e bassi della psiche

Colpisce oltre un milione di italiani, eppure quasi nove persone su dieci non hanno mai sentito parlare di disturbo bipolare. I pazienti hanno inoltre difficoltà nelle relazioni sociali, si sentono poco accettati da amici e colleghi di lavoro, avvertono un forte disagio specialmente nella fase depressiva del disturbo.
È quanto emerge dall'indagine «Mania e Depressione: due facce della stessa medaglia», realizzata lo scorso marzo da GfK Eurisko con il supporto di AstraZeneca su 2.000 italiani e su 50 pazienti bipolari .
Disagio sociale
Il disturbo bipolare, conosciuto anche come malattia maniaco-depressiva, è un grave disturbo biologico che interessa più del 2% della popolazione e in Italia si stima colpisca oltre 1 milione di persone. Consiste nell'oscillazione del tono dell'umore fra due polarità: da quella depressiva a quella maniacale. Per l'Organizzazione Mondiale della Sanità esso rappresenta la sesta causa di disagio sociale nel mondo.
È molto spesso sottovalutato, scambiato per una semplice depressione, per uno stato di ansia e mal diagnosticato: diagnosi tardive o errate sono comuni e due soggetti su tre non sono sottoposti ad una terapia adeguata. Possono trascorrere fino a dieci anni prima della diagnosi e dell'inizio della terapia.
Due facce stessa medaglia
Il disturbo bipolare è caratterizzato dall'alternarsi di episodi depressivi e di episodi maniacali, che possono comportare sintomi psicotici. Mania e depressione non devono essere considerati come due poli opposti, ma piuttosto come due facce della stessa medaglia.
La mania. Per una diagnosi di mania deve presentarsi un distinto periodo di anormale e persistente elevazione del tono dell'umore, con caratteristiche di espansività o irritabilità. I disturbi dell'umore devono essere abbastanza gravi da compromettere le attività di studio, di lavoro o le capacità di relazione sociale. Tipicamente gli episodi maniacali comprendono sensazioni di sopravvalutazione di sé, diminuito bisogno di sonno, logorrea, accelerazione del pensiero, distraibilità, eccessiva irritabilità e iperattività caratterizzata da spese eccessive e promiscuità sessuale.
La depressione. Per la diagnosi di depressione è necessario un periodo di almeno due settimane con perdita di interesse o di piacere in tutte o buona parte delle attività. La depressione deve essere abbastanza grave da produrre una modificazione nell'appetito, nel peso corporeo, nel sonno o nella capacità di concentrarsi così come deve essere presente un sentimento di colpa, di inadeguatezza o disperazione.
Le fasi depressive nel disturbo bipolare sono associate ad alti tassi di ideazione del suicidio, con un rischio di ben 20 volte superiore a quello della popolazione generale.
Chi colpisce?
Il picco di età in cui si registra l'instaurarsi del disturbo bipolare è l'adolescenza fino alla prima giovinezza, con un'età media di insorgenza intorno ai 21 anni e colpisce in ugual misura uomini e donne. Tuttavia, ci sono alcuni fattori ormonali che possono spiegare differenze tra i sessi nel decorso clinico della malattia. Le donne, ad esempio, presentano più episodi depressivi, mentre gli uomini presentano più episodi maniacali.
Nella maggior parte dei pazienti è fortemente evidente la predisposizione ereditaria al disturbo bipolare. Quasi due terzi di essi presenta un'anamnesi familiare caratterizzata dal disturbo bipolare. La precoce manifestazione del disturbo bipolare e la sua natura recidivante è associata a un costo elevato in termini di qualità della vita.
Se non trattato adeguatamente, infatti, ha un tasso di mortalità superiore a quello registrato per la maggior parte delle malattie cardiache e di alcuni tipi di tumore. Il rischio di suicidio è elevato, infatti dal 15% al 20% dei soggetti affetti da disturbo bipolare, non curati o trattati in modo inadeguato, tenta il suicidio.
Esistono, inoltre, numerose co-morbidità associate al disturbo bipolare: abuso/dipendenza da sostanze, disturbi legati all'ansia, malattie della tiroide ed emicrania. Anche i problemi nella diagnosi influiscono sulla qualità di vita dei pazienti. Nonostante il precoce manifestarsi del disturbo, infatti, possono trascorrere fino a dieci anni prima della diagnosi e dell'inizio della terapia. Diagnosi tardive o errate sono comuni: due soggetti su tre affetti da disturbo bipolare non sono sottoposti a una terapia adeguata.
Lo spettro bipolare
In base al tipo di sintomi riscontrati nel corso della malattia è possibile diagnosticare pazienti con tipi diversi di disturbo:
-disturbo bipolare del I tipo, caratterizzato da episodi maniacali ricorrenti, che spesso comprendono sintomi psicotici come anche una vasta e completa gamma di episodi depressivi;
-disturbo bipolare del II tipo, caratterizzato da episodi ipomaniacali ricorrenti, generalmente con sintomi di minore gravità. Anch'esso è associato a tutta la gamma dei sintomi depressivi;
-rapida ciclicità classificata come il manifestarsi di quattro o più episodi di depressione, mania o ipomania ciclicamente comparsi nei dodici mesi. Circa il 13%-20% dei pazienti con disturbi bipolari soffre di questo tipo di disturbo bipolare difficile da curare.
Il ruolo dei neurotrasmettitori
Non si conosce la causa precisa che provoca l'insorgenza del disturbo bipolare: è probabile che vi partecipino una serie di concause di tipo familiare-genetico, ambientale, psicologico. È però noto da alcuni decenni il ruolo dei neurotrasmettitori nell'eziologia dei disturbi psichiatrici.
I neurotrasmettitori sono molecole che, come dice lo stesso nome, trasmettono gli impulsi nervosi tra un neurone e l'altro, agendo a livello delle sinapsi e garantendo le comunicazioni nel sistema nervoso centrale e periferico.
Evidenze scientifiche hanno dimostrato che alterazioni nella funzionalità neuronale del sistema nervoso centrale, dovute a squilibrio di noradrenalina, serotonina e dopamina (tre neurotrasmettitori) sono presenti in pazienti con patologie psichiche come depressione, mania, schizofrenia. In particolare, bassi livelli di serotonina e noradrenalina si riscontrano in soggetti depressi, mentre elevate concentrazioni di dopamina e di suoi recettori sono collegate a fenomeni psicotici come la mania.
Farmaci antidepressivi agiranno quindi al fine di elevare la concentrazione di serotonina e di noradrenalina, bloccandone il riassorbimento o la degradazione enzimatica. Per contro, i farmaci antipsicotici dovranno intervenire a livello dopaminergico, diminuendo la risposta.
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