Concerto per pianoforte e paziente in chirurgia

Il biologo-musicista Emiliano Toso suona dal vivo in sala operatoria
Il biologo-musicista Emiliano Toso - © www.giornaledibrescia.it
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È una storia dalle origini molto antiche quella che narra del potere di guarigione fisica, emotiva e spirituale della musica. Ora, però, per la prima volta, la musica dal vivo entra in sala operatoria aprendo nuovi paradigmi di unione tra scienza ed arte, esercitando le sue capacità di guarigione fisica, emotiva e spirituale grazie al suo linguaggio universale. 

Oggi, per Roberto Trignani, direttore della Neurochirurgia degli Ospedali Riuniti di Ancona, il primo intervento accompagnato dalla musica di Emiliano Toso, biologo molecolare e musicista compositore. Sul tavolo operatorio un bambino di dieci anni al quale deve essere asportato un duplice tumore del midollo spinale. Durante l’intervento Toso eseguirà la sua «Translational Music» con un pianoforte a coda intonato a 432 Hertz che è stato posizionato in un angolo della sala. Contestualmente, ed è questa la scommessa per andare oltre la sofferenza, gli anestesisti e gli oncologi dell’équipe registrano i parametri funzionali del ragazzino e dosano i marcatori bioumorali per documentare gli effetti terapeutici della musica sull’asse dello stress e sui sistemi di regolazione della risposta immunitaria ed infiammatoria.

L’esperimento potrebbe spalancare una nuova frontiera terapeutica, misurando quanto le note possano abbassare i livelli di stress e di dolore in un’organismo già minato dalla malattia e sottoposto ad una importante prova. La contaminazione tra chirurgia e musica è già iniziata da tempo nella sala operatoria di Trignani dove si ascoltano i cd di Toso e si condividono le emozioni con i pazienti sottoposti ad interventi al cervello con sedazione locale. La grande sfida, però, è la musica dal vivo. È lo stesso Emiliano Toso a spiegare le ragioni di un esperimento che si serve di un pianoforte a coda di due metri e 80 e di quattro quintali di peso. Lui che, esattamente due anni fa, suonò all’interno del Nido dell’Ospedale Civile di Brescia per trasmettere emozioni ai neonati e al personale sanitario per poi essere ospite alla Sala Libretti del nostro giornale ricordando che «la musica può essere un veicolo nuovo per giungere alla profondità di chi siamo realmente: non solo dei codici scritti nel Dna ma autori del nostro destino».

«Il piano acustico ha le corde che vibrano e l’ascoltatore può percepire tutte le frequenze prodotte. Nel cd, invece, le frequenze sono ridotte e nella musica online (mp3) lo sono ancora di più, ecco perché suonare dal vivo in sala operatoria - spiega il biologo-musicista -. Poi, la tonalità della musica che compongo è di 432 Hertz, differente rispetto a quella standard usata ora nel mondo che è accordata a 440 Hz. Una tonalità che è più affine ai suoni biologici della natura e, dunque, anche alle nostre cellule. Ognuna di esse è uno strumento musicale che reagisce ai suoni e li emette. Ha una sensibilità musicale». Continua: «Integrando biologia e musica a 432 Hz è nata Translational Music, termine in parte derivato dai miei studi di Biologia molecolare: esprime la modalità con cui traduco le emozioni vissute a livello profondo e cellulare, in un piano più alto, quello della musica. Grazie alla risonanza, queste vibrazioni si diffondono in modo più veloce, universale e naturale, fino a raggiungere altre cellule, altre persone, l’umanità intera. I brani di Translational Music sono eseguiti con strumenti acustici accordati con il Biological Tuning o diapason scientifico a 432Hz: la frequenza dell’Universo per la coerenza di micro e macrocosmo. La musica in questa frequenza produce armoniche che risuonano con il battito del cuore, la doppia elica del Dna (frequenza di replicazione), la massima funzione del cervello (sincronizzazione biemisferica), il battito fondamentale del pianeta (risonanza di Schumann) e la geometria musicale della creazione».

O, semplicemente ed immensamente, le cellule del bambino che verrà sottoposto ad un impegnativo intervento neurochirurgico nella città affacciata sull’Adriatico: «Ogni nostra cellula è uno strumento musicale e la musica può riportare coerenza al nostro organismo come un direttore d’orchestra coordina tutti i suoi musicisti per riprodurre una musica sinfonica. Ridurre lo stress durante un intervento può comportare una diminuzione del farmaco anestetico e un migliore recupero post-operatorio grazie ad una buona risposta immunitaria e infiammatoria». L’alleanza tra scienza ed arte, tra medicina e musica, aiuta a superare stress e dolore ed impedisce alla paura di prendere il sopravvento nell’anno delle vite sospese. Nelle culture dell’antichità musica e medicina erano sostanzialmente una cosa sola. Il sacerdote medico sapeva che la musica ha un potere incantatorio sulla parte irrazionale, che procura benessere e che nei casi di malattia può ricostituire l’armonia perduta. L’uso della musica a scopo terapeutico risale a tempi antichissimi. La Bibbia riporta una testimonianza a favore dell’uso terapeutico del suono: «E così, ogni qualvolta il cattivo spirito venuto da Dio investiva Saul, Davide prendeva la cetra e si metteva a suonare; Saul si calmava e stava meglio poiché lo spirito maligno si ritirava da lui e lo lasciava in pace». (Samuele 1, 16 - 23).

Solo negli ultimi trent’anni, tuttavia, anche grazie all’emergere delle nozioni di fisica quantistica, le neuroscienze l’hanno adottata come possibile presidio terapeutico e preventivo.

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