«Cari genitori», fratelli in conflitto: come gestire la rivalità

Litigare tra fratelli è normale, ma serve la guida dei genitori per trasformare la rivalità in un’occasione di crescita. Ecco dieci consigli per gestire i conflitti senza alimentare tensioni
«Cari genitori», 10 consigli per gestire la rivalità tra fratelli
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Ogni mercoledì la rubrica «Cari genitori», curata da Giuseppe Pino Maiolo, propone pillole di riflessione educativa, che potranno partire da una notizia di attualità.

Cari genitori, conosciamo tutti il detto popolare «fratelli coltelli» che sembra indicare la cattiveria abituale e irrimediabile del legame fraterno.

Non è così e non si tratta di odio irriducibile. La rivalità tra i fratelli esiste, fa parte del legame che serve per la crescita. Fin dalla nascita i fratelli, si vogliono bene e litigano, competono, si scontrano e si cercano. Nei più grandi ad esempio c’è la paura di essere trascurati, la gelosia per il nuovo arrivato e nei piccoli l’invidia per le cose che il più grande sa fare.

I fratelli così vivono la rivalità come un misto di sentimenti difficili da gestire e hanno bisogno di genitori che sappiano rassicurare e mostrare la misura del loro amore per tutti i figli. Se questo passa, la gelosia e l’invidia, che possono anche diventare sentimenti distruttivi, vengono ridotti al minimo e si impedisce che la rivalità si trasformi in violenza.

10 consigli per gestire la rivalità tra fratelli

  • Consentite allora lo scontro cari genitori e permettete che i vostri figli litighino, perché i litigi fanno parte della relazione. Bisogna insegnare però come si litiga, come ci si scontra e che si sperimentano emozioni intense e ambivalenti. Consentitelo, ma sorvegliate che gli scontri non degenerino. Per contenere le rivalità tra i fratelli è necessario osservarli e ascoltare i loro conflitti.
  • Fate poi attenzione alle disparità di trattamento che possono alimentare invidia e sensi di colpa.
  • Incoraggiate i figli alla cooperazione e alla collaborazione che permettono di sviluppare condivisione, complicità e soprattutto solidarietà.
  • Incoraggiateli a non a tenere dentro i loro sentimenti, ma ad esprimerli.
  • Insegnate a negoziare cioè a trovare accordi dove alla fine non c’è chi vince né chi perde.Fate in modo che possano condividere esperienze e attività utili a rinforzare la loro relazione.
  • Non alimentate la competizione e neppure accettate richieste più o meno esplicite di attenzioni particolari. Lo sforzo da fare con i figli è proprio quello di moltiplicare le manifestazioni di ascolto e di attenzione per ognuno di loro secondo le esigenze specifiche.
  • Date limiti chiari e confini da rispettare e concentratevi più sulle cose positive che i fratelli fanno insieme che su quelle negative.
  • Non intervenite per placare una lite decidendo voi chi ha ragione e chi torto, ma lasciate che imparino a gestire la loro rabbia e siano in grado di contenere la violenza verbale e fisica, ma anche sappiano alla fine trovare un tempo per fare pace.
  • Piuttosto che dire «Non picchiare tua sorella!» meglio apprezzare un comportamento positivo dicendo magari «Mi è piaciuto come hai gestito lo scontro con tua sorella».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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