L’influencer Cirillo: «Dopo la leucemia non mi riconoscevo»

Nicolò Rizzardi
Al giovane, 20enne e originario di Borgosatollo, è stata diagnosticata una forma di cancro l’estate scorsa
Il content creator Stefano Cirillo - © www.giornaledibrescia.it
Il content creator Stefano Cirillo - © www.giornaledibrescia.it
AA

A Stefano Cirillo, 20enne creator digitale, lo scorso agosto, è stata diagnosticata una forma di leucemia.

Partendo dalla fine, qual è il tuo stato di salute al momento?

«La parte peggiore per fortuna è passata: a marzo ho concluso l’ottavo ciclo di chemioterapia e, dagli esami, la malattia risulta sparita. Da qualche settimana ho iniziato un periodo di mantenimento, per prevenire recidive, che durerà tre anni».

Torniamo allo scorso agosto, come hai scoperto la malattia?

«La scorsa estate venivo da un lungo periodo in cui, a scadenza regolare, si presentavano forti dolori alla schiena e contratture. Da mesi facevo esami, senza però risolvere il problema: questo è stato molto difficile psicologicamente, perché non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Ad inizio luglio, poi, a causa di dolori particolarmente forti in tutto il corpo e di una forte febbre, sono stato ricoverato al Civile. Da questo momento è iniziato un periodo intenso di accertamenti, da cui poi è emersa la presenza della leucemia. Subito è stato impostato il primo ciclo di terapia che, fortunatamente, è andato molto bene. Sono poi seguiti altri sette cicli di chemioterapia. Più o meno a metà del percorso è emerso che non sarebbe stato necessario procedere con il trapianto di midollo osseo. Questa è stata la prima - bellissima - notizia dopo mesi complicati».

Quali sono stati i momenti più difficili del percorso?

«Sicuramente le attese: i momenti in cui sei in bilico tra notizie buone o meno buone. Non secondario anche la questione dell’aspetto estetico-sociale: queste terapie modificano profondamente l’aspetto fisico e il modo in cui ci si mostra agli altri. Io sono entrato in ospedale con i capelli lunghi e la mia fisionomia; quando ne sono uscito - due mesi e mezzo dopo - non avevo più nemmeno un connotato che riconoscessi come «mio». Cambiano anche le reazioni involontarie delle altre persone: si hanno spesso gli occhi addosso. Inizialmente è debilitante, tanto che si cerca di nascondersi; col tempo ci si presta meno attenzione».

C’è, all’opposto, qualcosa che ti ha aiutato?

«Da un lato, l’aver sempre mantenuto una routine con gli amici, uscendo spesso ed evitando l’isolamento e la solitudine. In secondo luogo, mi hanno aiutato i social network: io ho scelto di raccontare questa mia esperienza. Mi sono arrivati tanti messaggi positivi di sostegno, anche da persone che si sono trovate a vivere situazioni molto simili alla mia».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@News in 5 minuti

A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.

Suggeriti per te

Caricamento...
Caricamento...
Caricamento...