Sala Libretti

«Ho voluto ridare dignità a una persona che ne era stata privata»

«Tu non ci credere mai», libro di Alessandro Marchi, è in edicola con il nostro giornale
Al GdB da sinistra, Nahum, Marchi, Cantoni e Colleoni - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
Al GdB da sinistra, Nahum, Marchi, Cantoni e Colleoni - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
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«Fatti venire dei dubbi, fatti delle domande». È il compito che Aldo lascia al figlio Marino, perché diventi capace di guardare con altri occhi alla propria storia familiare. Quella storia che il figlio di Marino, Alessandro Marchi, ha raccontato nel libro «Tu non ci credere mai», edito da LibroMania (DeA Planeta Libri), che può essere acquistato in edicola in abbinamento con il Giornale di Brescia.

Nella Sala Libretti del nostro quotidiano, Marchi ha presentato il romanzo dialogando con il vicedirettore Gabriele Colleoni. Il libro è stato pubblicato dopo aver vinto il concorso «Fai viaggiare la tua storia», promosso da Autogrill e LibroMania.

A salutare Marchi è intervenuta ieri la bresciana Irma Cantoni, vincitrice l’anno scorso con «Il bosco di Mila», anch’esso proposto a suo tempo insieme al GdB e accolto con grande favore: Karen Nahum, digital director di DeA Planeta Libri, ha spiegato che il volume ha superato le 11mila copie.

Ecco la registrazione integrale dell'incontro:

E ha presentato il nuovo Premio DeA Planeta per opere inedite, che garantirà al vincitore anche la traduzione in altre lingue. L’opera. Sono segni benaugurali per Marchi, che nel libro ha ricostruito in forma romanzata la storia del nonno Aldo e delle sue traversie fra gli anni Trenta e Cinquanta del ’900. La giovinezza a Querceto, sull’Appennino tosco-emiliano; il trauma della guerra d’Africa, dalla quale ritorna con una diagnosi di epilessia; il matrimonio con Carolina e la sua morte tragica, colpita da una granata; il progressivo isolamento che culmina con l’allontanamento dai figli e il ricovero in un ospedale psichiatrico.

«All’inizio - ha raccontato l’autore - non la pensavo come una storia che avrei voluto scrivere. Poi ho cominciato a chiedermi perché mio padre e mia zia non conoscessero la vera causa dell’epilessia del nonno. Non ho sciolto l’enigma, ma ne è nata una storia grande, con la quale ho voluto ridare dignità a una persona che ne era stata privata».

Una vicenda del passato, ma sempre attuale: «Oggi un epilettico non è certo ritenuto matto o isolato dalla società. Ma per altre categorie di individui possono sempre essere create etichette o divisioni artificiali. La separazione delle persone che ci appaiono problematiche resta una triste consuetudine, che comporta per loro una vita difficile, per noi una perdita di ricchezza».

Anche la madre di Aldo, Maria, tende a respingerlo fin da ragazzo, «perché non obbedisce, non si applica al lavoro della terra e sparisce per le sue passeggiate solitarie». Mentre Carolina, la moglie, sarà la donna che, per un tempo troppo breve, «lo tiene agganciato al mondo dei vivi».

È drammatico, poi, il racconto della guerra d’Africa, per il quale Marchi, laureato in storia contemporanea, ha cercato di attenersi alla verità dei fatti storici. Anche in questa tragedia, Aldo non perde la dignità: «È animato dalla speranza di tornare, che gli fa mantenere la mente lucida e un atteggiamento critico verso quello che gli succede intorno». Perché non bisogna mai smettere di farsi domande.

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