Sala Libretti

«Amarone e oltre»: quando un vino diventa riepilogo di una civiltà

Mercoledì 26 aprile nella Sala Libretti del Giornale di Brescia (via Solferino 22), Sandro Boscaini presenterà il suo libro
Amarone - Foto dal profilo Facebook @MasiWines
Amarone - Foto dal profilo Facebook @MasiWines
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Mercoledì 26 aprile nella Sala Libretti del Giornale di Brescia, in via Solferino 22, alle 17.30 presentazione del libro «Amarone e oltre. Masi: 250 anni di vendemmie, famiglia e imprenditorialità» di Sandro Boscaini, «Mister Amarone». Dialoga con l’autore il vicedirettore del GdB, Gabriele Colleoni. Intervengono Mario Mazzoleni, docente di Economia aziendale all’UniBs, e il giornalista Gianfranco Bertoli. Al termine, brindisi con vino Amarone. Ingresso libero, prenotazione obbligatoria sul canale di Sala Libretti o chiamando il numero 030.3790212.

L’anniversario della vendemmia numero 250 della famiglia Boscaini nel vaio (valletta, in dialetto veronese) dei Masi era troppo importante per non metter nero su bianco la storia, a suo modo esemplare, di una dinastia di imprenditori della vitivinicoltura della Valpolicella. A farsene carico è stato Sandro Boscaini, capofila della sesta generazione di vignaioli e produttori veronesi presidente della Masi Agricola Spa, che ha raccolto il testimone dall’originaria azienda per portare il brand Masi ad affermarsi nel mondo.

Il libro

«Amarone e oltre. Masi: 250 anni di vendemmie, famiglia e imprenditorialità» di Sandro Boscaini
«Amarone e oltre. Masi: 250 anni di vendemmie, famiglia e imprenditorialità» di Sandro Boscaini

Tutto questo è raccontato in «Amarone e oltre. Masi: 250 anni di vendemmie, famiglia e imprenditorialità», pubblicato da Egea, editrice dell’Università Bocconi. Scelta non casuale, perché il libro firmato da «Mister Amarone» (così è internazionalmente noto Boscaini dopo il libro del 201 di Kate Singleton per Mondadori) s’iscrive al filone delle monografie dimpresa, fondamentali mattoni nel cantiere di una cultura imprenditoriale che in Italia fatica a decollare (il libro è tradotto anche in inglese dalla Bocconi University Press).

Nella prima parte, Boscaini raccoglie le memorie di persone, famiglie e attività che dalla prima vendemmia del 1772 - quando i futuri Stati Uniti (uno dei mercati privilegiati dell’Amarone) erano ancora colonie inglesi - sono entrate a pieno titolo nella storia di un territorio oggi simbolo della cultura del vino come la Valpolicella. Un legame, quello con la terra d’origine, fortissimo e fondamentale, come il sentimento del «sentirsi veneti» che - sottolinea Mister Amarone - rappresenta un valore primario, grazie «all’anima lasciataci dai nostri avi, che è anche quella del "mercante veneziano"». Ed è con questo spirito che la Masi ha vissuto la crescente proiezione nel mondo fino all’approdo, nel 2015, in Borsa, prima azienda italiana del settore a farlo.

Valori e strategia

Vaio dei Masi - Foto dal profilo Facebook @MasiWines
Vaio dei Masi - Foto dal profilo Facebook @MasiWines

«Attualità: valori e strategia», la seconda parte del libro, si proietta invece nel futuro proponendo una mappa dettagliata delle attività e del posizionamento della Masi nel contesto della vitivinicoltura mondiale: dalla ricerca sulla sostenibilità, nel motto «Nella natura a passo d’uomo», all’innovazione sviluppata da tre decenni dell’appaxximento (il metodo originale di produzione dell’Amarone), al progetto recente di Masi Wine Experience per istituire un rapporto diretto con il consumatore, valorizzando il contenuto anche culturale che un vino porta con sé come prodotto di un territorio.

Nel libro, spiega lo scrittore Giuseppe Lupo, «sono presenti tutti gli ingredienti per dare origine a un vero e proprio romanzo sul vino». Ma, aggiunge, non sta qui il segreto della scrittura. Queste pagine «offrono una lettura sull’esistenza, espressione di un pensiero di cui l’Amarone rappresenta una sintesi e forse il compimento… Una bottiglia può incarnare una visione del mondo, può offrire una chiave interpretativa di una stirpe e di un territorio. Il vino come il riepilogo di una civiltà». Forse per questo l’appassimento delle uve per produrre il «re dei vini» della Valpolicella è candidato a diventare Patrimonio mondiale dell’Umanità Unesco.

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