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Un’idea bresciana per il riuso delle batterie al litio delle auto

Riciclo e riuso sono i temi all’ordine del giorno: al via alla Rmb di Polpenazze il progetto targato UniBs
Se il futuro è l’elettrico, ci sono però ancora molti dubbi sulla sua effettiva sostenibilità
Se il futuro è l’elettrico, ci sono però ancora molti dubbi sulla sua effettiva sostenibilità
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Se il futuro è l’elettrico, ci sono però ancora molti dubbi sulla sua effettiva sostenibilità. Soprattutto per quanto riguarda le batterie delle auto, che sono prodotte con litio e cobalto, cioè due materiali difficili da reperire e anche da smaltire. E quindi, a fronte di una domanda globale che potrebbe aumentare di 14 volte da qui al 2030, come ridurne l’impatto ambientale?

Una proposta potrebbe arrivare dall’Università degli studi di Brescia, dove è in corso uno studio proprio sulle possibilità di recupero e riciclo delle batterie al litio. «Stiamo parlando di batterie che a fine vita hanno spesso valori pari all’80% della loro capacità, e che quindi superano l’aspettativa di vita dei veicoli elettrici - spiega Francine Duarte Castro, dottoranda di Ingegneria ambientale e autrice del progetto di ricerca -. Il mercato è in forte crescita in Europa e in Italia, dove nel 2020 sono state vendute 28mila vettura elettriche, il triplo rispetto al 2019. È quindi urgente capire come poterle riutilizzare in modo efficiente, visto che, da quanto stiamo scoprendo, è possibile allungare il loro ciclo di vita dai 5 ai 10 anni».

Una prima idea è quella di sviluppare procedure per usare le batterie a supporto del sistema elettrico: per esempio, nell’alimentazione stazionaria e nel livellamento del carico di rete, data l’elevata capacità di alimentazione che le batterie conservano anche nel medio-lungo periodo. L’altro obiettivo dei ricercatori è riuscire a trovare un modo per ridurre l’impatto del processo stesso di produzione delle batterie: «Normalmente per riciclare le batterie i metalli che le compongono vengono sciolti in liquidi utilizzando alcuni acidi inorganici, attraverso un processo però lungo che inoltre richiede anche lo smaltimento delle acque reflue - prosegue Castro -. Vorremmo invece impiegare acidi organici e creare in fase liquida nuovi precursori dei catodi (la parte della batteria composta da litio e un insieme di altri metalli, ndr), che quindi permettano di realizzare batterie più sostenibili».

Al momento il progetto è in fase di analisi di mercato. La settimana scorsa sono iniziate le prime sperimentazioni alla RMB Spa di Polpenazze, che ha messo a disposizione del team dell’università statale i propri impianti. «Mettiamo in conto tra i 3 e i 6 mesi di test – dice il prof. Mentore Vaccari, docente di Ingegneria sanitaria e supervisore del progetto di ricerca –. Utilizzeremo metodi statistici per ottimizzare i risultati e i costi economici, declinandoli sulle caratteristiche specifiche del mercato italiano. L’auspicio è replicare in futuro questi processi su larga scala, così da inserire le batterie al litio in un sistema di economia circolare». Tema oggi già all’ordine del giorno».

 

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