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Streparava «La circolarità è tecnologia, anche umanistica»

La rivoluzione applicata all’ufficio acquisti evita sprechi ed è stata palestra per lo smart working
L'ingresso di una delle sedi dell'azienda Streparava
L'ingresso di una delle sedi dell'azienda Streparava
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La circolarità è un concetto fondamentale quando si parla di sostenibilità, sia quando essa è strettamente ambientale sia quando questa coinvolge la sfera dei processi aziendali. Perché essere sostenibili non significa unicamente prestare attenzione alle sfide green ma anche saper fare della propria attività economica un organismo dove i flussi circolano in modo omogeneo, senza sprechi, di tempo e di valore aggiunto, grazie al coinvolgimento attivo dei vari operatori. Ed ecco ritornare qui la circolarità: non si può essere sostenibili se non si cambia metodo ma non si può cambiare metodo senza le persone. Della necessità di questa svolta umanistica e di processo si è reso protagonista anche un attore di primissimo piano del panorama produttivo bresciano, la Streparava spa di Adro, gruppo del settore automotive presente sui principali mercati internazionali.

«Ci siamo resi conto che l’attività del nostro ufficio acquisti, che deve gestire un’enorme mole di informazioni, lavorava anche in modalità manuale - spiega Ivano Astori, responsabile It dell’azienda guidata dal Cavaliere Pier Luigi Streparava (presidente) e dal figlio Paolo (amministratore delegato) -. Ciò non significa che ordini e dati venissero scritti con la matita, dato che l’utilizzo di email e strumenti tecnologici sono la prassi. Ciò di cui avevamo bisogno era invece un flusso certo e costante, in grado di fornire solo le informazioni necessarie quando queste servivano».

Per fare ciò la Streparava si è affidata alla società di consulenza strategica Becom e alla sua piattaforma tecnologica SmartOp. Le operazioni di inserimento della metodologia ad essa applicata sono iniziate in settembre e in un mese e mezzo, con il coinvolgimento diretto dei dieci operatori dell’ufficio acquisti della sede di Adro, Streparava si è trovata ad avere a disposizione tutte le informazioni su un cloud, indicizzate e ottimizzate nella loro fruizione.

«I software non risolvono però i problemi da soli - evidenzia Alfredo Rabaiotti, innovation manager e amministratore unico di Becom -, ciò che fa la differenza è la volontà di un vero e proprio cambio metodologico, un aspetto che può arrivare solo dalle persone». Tale trasformazione è a tutti gli effetti volta ad una maggiore sostenibilità dell’azienda. «La riduzione degli sprechi e la continuità del business erano gli obiettivi che ci hanno spinti a fare questo passo - evidenzia Astori -, e possiamo dire che ci siamo mossi in questo senso». Smart working. La prova del nove si è avuta in questi ultimi giorni, con l’obbligo per molti lavoratori della Streparava di lavorare da casa in ottemperanza alle misure anticontagi. «Quasi involontariamente ci siamo trovati a disposizione un potente mezzo organizzativo e tecnologico a sostegno dello smart working - spiega il responsabile It -, perchè gli operatori da casa hanno davvero a disposizione i medesimi flussi ai quali potrebbero accedere stando in azienda». Questo il significato ultimo dello smart working, che implica un cambio di paradigma rispetto al passato.

«Non si pensi però che quanto fatto da una grande azienda come Streparava non possa essere replicato, con i dovuti distinguo, anche a realtà più piccole - conclude Rabaiotti -. Processi aziendali coerenti ed efficaci sono una leva strategica per tutte le imprese, anche per le pmi e le aziende artigiane che come clienti hanno player di primissimo piano. Tutti sono legati alla medesima catena del valore».

 

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