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NaBioTech: il punto d’intesa fra natura e nanotecnologie

L’azienda di Botticino, ai prodotti per zootecnia e agricoltura, aggiungerà un domani di cosmesi
Roberto Lazzari è Cco di NaBioTech
Roberto Lazzari è Cco di NaBioTech
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L’unione fa la forza, nelle grandi cose così come in quelle infinitesimamente piccole. E per la la NaBioTech di Botticino queste parole non sono solo uno slogan ma le fondamenta sulle quali costruire un nuovo modo di produrre, compatibile con l'ambiente.

Nata nel 2019 la start up, tale solo anagraficamente «dato che sorge dall’esperienza più che ventennale di chi ci lavora» afferma il ceo e fondatore Roberto Lazzari, si è rivolta al mercato con prodotti che uniscono biotecnologia (sfrutta molecole e processi già presenti in natura quali enzimi, batteri o funghi) e nanotecnologia, disciplina che utilizza materiali inerti, solitamente minerali, riducendone infinitesimamente le dimensioni (nell'ordine del miliardesimo di metro) al fine di far loro acquisire caratteristiche non possedute normalmente. «Le nanotecnologie funzionano da booster per le biotecnologie, ne amplificano gli effetti - spiega Lazzari, in passato ceo di un’azienda di farmaci veterinari - permettendo di creare prodotti altamente performanti e capaci di agire in modo mirato».

Attualmente la NaBioTech è focalizzata sui settori ambiente, agricoltura e zootecnia, «sebbene le applicazioni siano quasi infinite e infatti siamo nella fase di ricerca e sviluppo per cosmesi e farmaceutica» annuncia, con una ventina di prodotti già in commercio da settembre 2020. In campo ambientale alcuni esempi riguardano soluzioni pensate per sostituire agenti chimici nell’abbattimento degli odori, per incrementare la fermentazione del compost o la produzione di biogas. Sul fronte zootecnico invece i prodotti dell’azienda bresciana permettono di bonificare le acque degli allevamenti ittici oppure di migliorare la qualità delle lettiere degli animali negli allevamenti intensivi. Molte applicazioni anche nell’ambito agricolo, si pensi per esempio alla rivitalizzazione di suoli poveri, «e grazie alla specifica caratteristiche di tali tecnologie i prodotti possono essere customizzati sulle esigenze del cliente» aggiunge Lazzari.

Un grande lavoro di ricerca e sviluppo si cela dietro alla NaBioTech, svolto sia internamente nel laboratorio presente in sede sia affidato, per quanto riguarda la componente di base, ad enti terzi. «ll nostro sogno è diventare un centro di ricerca in grado di attrarre i giovani - conferma -, ma è fondamentale appoggiarsi al mondo scientifico nazionale».

Dalla partnership con l'università Tor Vergata di Roma è in questo senso prossimo il brevetto (nel 2021) dei nanocarrier creati per via enzimatica, «nanoparticelle cave tutte delle stesse dimensioni - spiega l'imprenditore -, che possono essere riempite di materiale al fine di interventi mirati che consentono di limitare al massimo l’utilizzo dei prodotti». L'azienda di Botticino, che conta cinque dipendenti più di due collaboratori esterni, ha quindi varcato la soglia di un mondo sì «di moda» ma dove i mercati sono quasi inesplorati. «Siamo una società giovane ma già - rimarca - stiamo collaborando anche con grandi multinazionali, italiane e straniere». I business di riferimento sono sia quello nazionale che internazionale, dal Medio Oriente al Far Est fino al Sudafrica. «Ci sono già pervenute proposte di adesione al capitale sociale così come di acquisto - confida il ceo -. Il nostro desiderio ora è però andare avanti per la nostra strada, per vedere fino a dove riusciamo ad arrivare».

 

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