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Economia a idrogeno: la produzione green è una sfida per l’Italia

Creare impianti a bassa emissione di anidride non basta: serve una catena di distribuzione e utilizzo
Obiettivo 2050: incentivare la produzione di energia pulita
Obiettivo 2050: incentivare la produzione di energia pulita
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Il tema dell’idrogeno come fonte di energia è ormai all’ordine del giorno. In molti Paesi gli investimenti sono già partiti ed hanno un duplice obiettivo: produrre idrogeno con metodologie a basso impatto ambientale e tradurre tali potenzialità in impianti di produzione di energia elettrica oppure nell’autotrasporto. «Non possiamo chiamarci fuori da un trend che è mondiale.

L’idrogeno è in prospettiva una delle grandi soluzioni del futuro, oggi la domanda è scarsa e poi ha dei costi ancora troppo elevati. Dobbiamo allora costruire le condizioni per prepararci. È un mercato destinato a crescere e la transizione deve portarci a creare una rete di distribuzione e di accumulo». Così la pensa il ministro alla transizione ecologia, Roberto Cingolani, che aggiunge: «Oggi si comprano tecnologie diverse per la produzione. Ci sono delle linee pilota, penso che nel momento in cui i risultati saranno buoni, a quel punto serviranno le infrastrutture».

Francesco Starace, Ceo di Enel e Claudio Descalzi, Ceo di Eni di fatto concordano: l’idrogeno può dare grandi soddisfazioni se applicato ai trasporti pesanti, treni o tir, ma l’obiettivo primario deve essere quello di avviare una produzione a basso impatto ambientale e, nel contempo, a costi accettabili sapendo che c’è anche un altro aspetto da non sottovalutare: «L’idrogeno è molto costoso da trasportare, ecco perché andrebbe estratto dove si consuma attraverso mini-impianti locali, se necessario».

L’idrogeno prodotto da fonti rinnovabili è sempre più centrale nella strategia della transizione energetica e nello sviluppo economico dell’Italia e delle Nazioni più avanzate. Per poter diventare vettore principale bisognerà affrontare i temi della ricerca e dello sviluppo senza se e senza ma. Si tratta di una delle «grandi prospettive del futuro», afferma ancora il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani.

Quello dell’idrogeno è un settore con un giro d’affari in Europa da 820 miliardi di euro l’anno e con la prospettiva di creare oltre 5 milioni di nuovi posti di lavoro da qui al 2050. C’è un trend internazionale dal quale «non ci possiamo tirare fuori», spiega Cingolani. Il tema della transizione energetica è fondamentale anche grazie al Recovery Fund che prevede budget specifici per guidare l’intera Europa verso un modello verde. In Italia sul fronte dell’idrogeno la previsione è di parecchi miliardi di investimento sul quinquennio.

Attualmente produrre idrogeno green, secondo i dati di Boston Consulting Group, costa almeno tre volte rispetto a quello grigio, ottenuto da combustibili fossili. I calcoli mostrano infatti che il costo dell’idrogeno verde varia da 2,89 a 4,67 dollari per kg, ma con scenari che arrivano anche sotto i 2,50 dollari al kg. C’è un altro elemento decisivo per il prezzo finale in Italia: il costo dell’energia impiegata per la produzione, sulla quale si pagano tutti i cosiddetti «oneri di sistema e imposte», per un’incidenza che può arrivare a circa il 40% della «bolletta». Serve abbattere i costi se si desidera davvero un’economia all’idrogeno.

 

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