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Aerei di linea a idrogeno, Airbus punta su eco-voli entro il 2035

L’azienda aerospaziale ha presentato tre progetti dalla combustione diretta ai motori elettrici fuel cell
Uno dei disegni tipo dei nuovi velivoli ZEROe presentati da Airbus
Uno dei disegni tipo dei nuovi velivoli ZEROe presentati da Airbus
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Volare in modo più «eco» si può: basta utilizzare l’idrogeno. Ciò che sino a ieri sembrava impossibile oggi si rivela una strada percorribile, tanto che Airbus ha presentato ben tre «concept» con altrettanti programmi di sviluppo. Non lo ha fatto in sordina, anzi, ha annunciato anche una data entro la quale uno di questi modelli trasporterà i suoi primi passeggeri: 2025.

Quanto inquina un aereo? Secondo l’European Environment Agency un gigante dei cieli emette quasi 300 grammi di biossido di carbonio al chilometro per persona contro i 40 di un’automobile. Basta questo dato per pensare che sia giunta l’ora di «darci un taglio». E questa sembra essere l’intenzione di Airbus che, crediamo, abbia convinto anche la concorrente Boeing ad accelerare la transizione. Il gigante Usa, peraltro già una ventina di anni fa, aveva fatto volare con discreto successo un piccolo prototipo a idrogeno. Ma restiamo in Europa.

Come detto, Airbus ha presentato tre concept di aerei commerciali alimentati ad idrogeno e contrassegnati dalla sigla ZEROe. Un primo velivolo da 120 posti è spinto da motori a turbina che funzionano a idrogeno e duemila miglia nautiche di autonomia. Non manca un modello con motori elettrici ad elica, al quale si aggiunge un futuribile «blended-wing body», ovvero un mezzo ad ala fissa che è un tutt’uno fra ali e corpo principale. Può ospitare fino 200 passeggeri e, per la sua particolare conformazione, offre molto spazio per lo stoccaggio dell’idrogeno.

Ma come produrre, a partire dall’idrogeno, l’energia che serve per far volare un aereo? Le strade percorribili che Airbus sta considerando sono attualmente tre. La soluzione più complessa è detta «reazione Sabatier» che è oggetto di studio da parte della Nasa. L’idrogeno reagisce con anidride carbonica e forma idrocarburi sintetici, kerosene nello specifico. Questo procedimento è però ambientalmente meno convincente delle altre due soluzioni.

Una si basa sulle celle a combustibile (fuel cell), simili a quelle utilizzate per l’autotrasporto: la reazione tra idrogeno e aria in una cella elettrochimica produce elettricità che aziona motori elettrici immettendo nell’ambiente solo acqua. La terza opzione utilizza l’idrogeno direttamente come combustibile in una turbina modificata. Il prodotto della reazione di ossidazione è ancora solo acqua.

Da qui al 2050, per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi serve che l’idrogeno arrivi a coprire il 15-20% dei consumi di energia. In pratica, il suo utilizzo deve salire a 500-800 milioni di tonnellate all’anno. Ma deve essere idrogeno «verde», cioè prodotto a zero emissioni, dall’elettrolisi dell’acqua e attraverso energia da fonti rinnovabili. Al momento, la produzione mondiale di idrogeno è 115 milioni di tonnellate all'anno: ma si tratta di idrogeno «grigio», cioè prodotto dal metano, si deve voltare pagina.

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