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UniBs, primo giorno del rettore Castelli: «Sempre più vicini alla città»

Insediamento del professore alla Statale, al lavoro per la squadra con cui guiderà l’ateneo per i prossimi sei anni
Il rettore Francesco Castelli - © www.giornaledibrescia.it
Il rettore Francesco Castelli - © www.giornaledibrescia.it
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La prima azione da rettore? «Prendere visione dei dossier aperti per un passaggio che sia il più possibile senza interruzioni rispetto alla gestione del professor Tira che mi ha preceduto e che ringrazio anche per il molto tempo che abbiamo trascorso insieme». La priorità? «Insediare la squadra e organizzare il lavoro».

Al suo esordio in piazza del Mercato il nuovo rettore dell’Università degli studi di Brescia, Francesco Castelli, non si sottrae a qualche dichiarazione ma quasi si schermisce, proteso com’è verso gli impegni che lo attendono, anzi sono cominciati ufficialmente il 1° novembre, dopo l’elezione del 19 settembre scorso, e da ieri sono nel vivo.

Edilizia, progetti di ricerca nell’ambito del Pnrr, attività didattica sempre più adeguata sono comunque i temi indicati «a caldo» dal professor Castelli che già la settimana prossima inaugurerà la nuova mensa della Statale. Nella prima delle 28 pagine del suo programma, l’allora candidato rettore premetteva che «i punti non sono rivoluzionari»; anche ieri ha sottolineato che «la macchina della nostra università funziona», deve quindi «andare avanti cercando di essere sempre più punto di riferimento nazionale e internazionale». Ma non solo.

L’obiettivo della Statale è anche quello di «essere sempre più vicina alla città». Occasione preziosa saranno le iniziative per i quarant’anni dell’ateneo, già partite con la presentazione del volume sulla storia dell’università. «Ogni appuntamento di quest’anno - spiega Castelli - è stato pensato in relazione all’anniversario». Che porterà direttamente al 2023, anno di Brescia e Bergamo Capitale della Cultura. Per quanto riguarda l’Università degli studi di Brescia, il rettore conferma proposte già avanzate e assicura che «come istituzione culturale vogliamo giocare il ruolo che le amministrazioni decideranno».

Professore ordinario di Malattie infettive e titolare della cattedra Unesco «Training and empowering human resources for health development in resource-limited countries», Castelli si trova a guidare fino al 2028 una realtà che oggi conta 15.400 studenti distribuiti nei corsi delle quattro macro-aree di Medicina, Ingegneria, Economia e Giurisprudenza con otto dipartimenti, 26 corsi di laurea triennale, 21 corsi di laurea magistrale, cinque corsi di laurea a ciclo unico, due a orientamento professionale, 13 dottorati di ricerca e 44 scuole di specializzazione.

Se gli si chiede come immagina lo stesso ateneo tra sei anni, parla (riprendendo il titolo del suo programma) di «un’università vissuta sempre più come bene comune, che intercetti e se possibile anticipi i cambiamenti» sia per quel che concerne le esigenze formative sia a livello di ricerca e tecnologia, facendo da «ponte» tra il territorio locale con le sue caratteristiche e risorse e il mondo esterno.

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