Scuola

Vietati i cellulari in classe, si apre la discussione tra i presidi bresciani

Il Ministero conferma lo stop già in uso e diffonde una relazione sui rischi che apre la discussione tra i dirigenti scolastici
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CELLULARI VIETATI IN AULA
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Danni fisici come miopia, obesità e ipertensione. Danni psicologici come dipendenza, alienazione, aggressività, insonnia e diminuzione dell’empatia. Ma soprattutto perdita di concentrazione, memoria, spirito critico e capacità dialettica. Ciò che l’abuso di smartphone e videogiochi produce sui più giovani non è «niente di diverso dalla cocaina»: il digitale «sta decerebrando le nuove generazioni»; il telefonico riduce la neuroplasticità del cervello, ossia lo porta ad atrofizzarsi. Il quadro è «oggettivamente allarmante».

Usa parole forti la relazione finale dell’indagine conoscitiva della VII commissione del Senato, pubblicata a giugno 2021, «sull’impatto del digitale sugli studenti» che il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara allega alla circolare in cui conferma il divieto di utilizzare il cellulare durante le lezioni, trattandosi di «un elemento di distrazione propria e altrui e di una mancanza di rispetto verso i docenti».

Le reazioni

«La relazione - osserva Laura Lazzari, dirigente dell’Abba Ballini - sembra imputare ai cellulari tutti i deficit negli apprendimenti che stiamo riscontrando: una prospettiva inquietante che obbligherà i collegi docenti a interrogarsi».

Una riflessione è fondamentale anche per la collega Margheta Antonucci, preside del liceo artistico Foppa e dell’Istituto Piamarta: «Noi a scuola chiediamo già di riporre in apposite cassettiere i cellulari all’inizio delle lezioni e, dal Covid in poi, non li facciamo utilizzare neanche durante le ricreazioni. Inizialmente c’è stato qualche malumore, ma ora sono tutti contenti, genitori compresi: i telefonini rappresentavano un alibi per non socializzare». La dirigente ammette l’esistenza di un problema di dipendenza e invita anche le famiglie a vigiliare sulle modalità di studio dei ragazzi: «Se vengono continuamente interrotti dai social c’è qualcosa che non va».

La circolare

La circolare, nel merito, non contiene novità. Ma il fatto che sia stata pubblicata è indice della necessità di ribadire il divieto. Un divieto non accompagnato da sanzioni, bensì da un incoraggiamento a riflettere e a inserire «se necessario, più stringenti integrazioni dei regolamenti e dei patti di corresponsabilità educativa, per impedire nei fatti l’utilizzo improprio di questi dispositivi». Ferma restando, però, la possibilità di ricorrere ai cellulari, su autorizzazione del docente, con «finalità didattiche, inclusive e formative».

«La circolare precedente era datata 2007, a quei tempi c’erano i cellulari, oggi abbiamo a che fare con smartphone pieni di funzioni: è chiaro che era necessario tornare sull’argomento», commenta Giuseppe Bonelli, dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale di Brescia: «Servono regole d’istituto uniformi e condivise. Io, sul tema, aggiornerei anche i patti di corresponsabilità con le famiglie».

Le iniziative nel Bresciano

Nel Bresciano ci sono scuole superiori che chiedono agli alunni di riporre i cellulari in scatole o armadietti all’inizio della giornata o della lezione (sono tre su dieci: Guido Carli, Canossa Campus, Calini, Falcone, Golgi, Beretta, Einaudi... ) e scuole in cui viene semplicemente chiesto loro di non usarli in classe, pena, in alcuni casi, sanzioni che possono arrivare alla sospensione.

Il Luzzago è tra quelle che partono dal principio secondo il quale i social non siano da evitare, ma da conoscere: l’Istituto promuove un uso consapevole di smartphone e app e, alla luce della circolare, dopo la pausa natalizia affronterà il tema nel collegio docenti. Anche allo Sraffa «cerchiamo di educare i ragazzi all’uso consapevole di questi strumenti - spiega il preside Emanuele d'Adamo -: in classe sono una distrazione, ma possono essere utilizzati per ricerche o attività che si avvalgono della piattaforma Kahoot!».

«Integrare nella didattica quello che a tutti gli effetti è uno strumento tecnologico sempre nelle mani dei nostri ragazzi non è sufficiente - aggiunge Francesco Uberti, docente del Cossali -. Deve andare di pari passo con l’indicazione chiara dei suoi limiti e dei suoi rischi: fa parte del nostro ruolo di educatori».

«Ben venga una circolare sul tema - conclude Giacomo Bersini, preside del Dandolo -, tuttavia resta una zona grigia: si possono obbligare gli alunni a consegnare i cellulari che sono una proprietà privata? Se si rompono mentre sono in custodia chi risponde del danno? Se invece venissero rubati? In questo caso c’è l’aggravante dei dati personali contenuti».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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