Supplenze brevi, centinaia di insegnanti bresciani senza stipendio da quattro mesi

C’è chi disfa l’albero di Natale, dopo aver acquistato regali grazie a stipendio e tredicesima e c’è chi invece ha trascorso feste amarissime: migliaia di insegnanti non percepiscono da settembre 2023 né salari normali né extra. A rischio la possibilità stessa di pagare l’affitto, le bollette, il carburante.
Il problema riguarda gran parte dei circa 70mila docenti precari assunti per supplenze brevi: in molti non hanno ricevuto i versamenti nemmeno a fine dicembre. La questione tocca anche il personale Ata e centinaia di persone e di famiglie anche a Brescia e provincia. Una condizione che si ripresenta implacabile da anni e che risulta frutto di abnorme farraginosità burocratica. Per i pagamenti è coinvolto il Sidi, il sistema informativo del ministero dell’Istruzione, oltre a NoiPa e al sistema Spese della Ragioneria generale dello Stato, per il ministero dell’Economia e delle Finanze. Ma, vista al microscopio, la sequenza di passaggi è molto più arzigogolata.
«L’istituto scolastico carica sul supporto Sidi il contratto ma il pagamento avviene dopo vari passaggi di controllo di aspetti formali e competenze da parte del Mef - come spiega Luisa Treccani segretaria Cisl Scuola di Brescia -. E, in caso di piccole variazioni, dopo che la Ragioneria territoriale ha verificato che ci sia disponibilità di risorse da parte della scuola». Ma le supplenze dovute a malattie o aspettative improvvise non sono programmabili: la scuola potrebbe non avere risorse specifiche, liquide, in quel momento.
Per Antonella Poli, segretaria Flc Cgil, il numero di docenti in questa condizione è «molto alto, potrebbe trattarsi del 50% di chi ha incarichi brevi e a spezzoni. Ogni anno sollecitiamo il mondo della politica a intervenire: molti rinunciano all’incarico perché non possono sostenere le spese quotidiane».
Criticità
Sulla questione dei ritardi che ostacolano il diritto alla giusta retribuzione in tempi congrui, per Gianluigi Dotti della Gilda Insegnanti si sottovaluta sempre il fatto che «nelle segreterie moltissimi dipendenti non possono nemmeno acquisire la professionalità necessaria. Il personale cambia di frequente anche in percentuale dell’80%: il tempo di inserirsi in un ufficio e già tanti giovani con contratti temporanei devono lasciare il posto». Ci si stupisce dei ritardi per alcune lacune formali nei documenti, in qualche caso, «ma se non si permette a chi lavora di maturare competenze, per i sempre più numerosi compiti amministrativi, è dura cambiare le cose».
Secondo Giuseppe Sementa di Gilda «la situazione dei precari non retribuiti è indecente: nessun Paese europeo paga dipendenti pubblici con un simile abissale ritardo. Si trattano i supplenti come volontari. Alcuni insegnanti - non solo chi viene da Puglia o Sicilia - ci raccontano di grandi problemi con i locatori delle loro abitazioni. C’è chi capisce la situazione e chi invece mette alle strette gli inquilini».
Dal ministero
Il ministro Valditara si è impegnato per la sburocratizzane ma il cambiamento non si è ancora prodotto. Domani è attesa un’emissione speciale, un’estesa tranche di pagamenti, con «esigibilità» prevista il 18/19. Il timore, tuttavia, è che il problema si ripresenti a primavera.
«Non c’è rispetto della dignità del lavoro» rileva Francesco Guadagno della Uil Scuola, che ha segnalato più di una volta la situazione come gli altri sindacati del settore e che calcola che a Brescia gli insegnanti coinvolti siano 500-600.
Compensazioni
«La soluzione c’è» ma chi governa l’istruzione «da anni preferisce essere a debito che a credito: piuttosto che anticipare lo stipendio a questi precari e successivamente attivare, se occorre, le doverose detrazioni, ci si affida a un meccanismo burocratico e cervellotico». Ma la Ragioneria effettua già le varie compensazioni per chi ha un contratto al 30 giugno e al 31 agosto: potrebbe operare in questo modo anche per chi fa supplenze brevi e saltuarie. Gli stessi che ogni anno, con gli altri, garantiscono il diritto allo studio.
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