Maturità, due prove scritte e incognita mascherine per 9mila bresciani

Ultimo suono della campanella, domani, per gran parte dei circa 140mila studenti bresciani. Ma le vacanze non sono ancora alla portata per gli oltre 9mila studenti delle scuole superiori che si apprestano ad affrontare l’esame di Stato, con la prova scritta d’italiano fissata al 22 giugno.
Sono appena stati pubblicati i nomi dei presidenti delle 247 commissioni nel Bresciano (composte ciascuna da sei docenti interni più il solo presidente esterno), di cui 15 per ora mancanti all’appello, con una carenza («fisiologica» secondo il dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale, Giuseppe Bonelli) di circa il 6%.
La novità è il ripristino delle due prove scritte (la seconda su una materia d’indirizzo, concertata dai singoli istituti), mentre un’apposita ordinanza ha stabilito che i consigli di classe potranno esonerare dall’esame i ragazzi ucraini giunti in Italia dal 24 febbraio, per comprensibili difficoltà linguistiche o d’apprendimento.
Dopo il Covid
È la prima maturità al termine di un triennio connotato da lockdown e Dad, che i ragazzi vivono con la consueta emozione ma anche con un pizzico di preoccupazione in più. Lo osserva Isabel, quinto anno del liceo artistico Leonardo: «È stata una situazione difficile per tutti, ed è importante tenerne conto anche adesso. Con l’isolamento ciascuno ha dovuto trovare modi per riadattarsi alle nuove condizioni ed ora attendiamo la maturità con ansia; per fortuna i professori ci hanno rassicurato e spiegato nel dettaglio come gestire le prove».
Oggi, peraltro, il Tar del Lazio deciderà se agli esami di maturità e di terza media si dovrà indossare la mascherina o meno. Tema su cui interviene Francesco, maturando del Battisti di Salò e segretario della Consulta provinciale degli studenti: «Ci chiediamo come mai ancora oggi sia obbligatoria la mascherina nelle scuole, dove abbiamo il metro di distanza tra i banchi e non invece in discoteche, bar, ristoranti. L’annata che si diplomerà, mi riferisco ai ragazzi del 2003, è forse quella più colpita dal Covid. Siamo entrati in pandemia ragazzini e ne siamo usciti adulti, senza avere avuto le basi né gli elementi per questa transizione».
Intanto, sono già sul tappeto i nodi che si presenteranno a settembre. In primis, la carenza degli organici (specie per le materie scientifiche e matematiche, dove nei relativi concorsi c’è stata una percentuale altissima di bocciature) e il miraggio di avere tutti i docenti in cattedra subito.
Gli organici
«Dipende dal sistema di reclutamento - puntualizza Diego Parzani, dirigente dell’Antonietti di Iseo e referente Ambito 9 -: o si fanno con una certa frequenza concorsi ordinari veri, che selezionano il personale, oppure se si continua con esami sanatoria a distanza, magari solo con colloquio orale per docenti che hanno 6-7 anni di precariato, si rischia di avere una parte di personale non adeguatamente preparato sotto l’aspetto didattico. Non è ciò di cui i ragazzi hanno bisogno, soprattutto in tempi complicati come questi».
Positivo il bilancio per i progetti di alternanza scuola-lavoro, che vede il Pcto nella scuola bresciana all’avanguardia (e lontano dai drammatici casi accaduti a livello nazionale) nella formazione sulla sicurezza: «Il nostro è un esempio virtuoso - rimarca Parzani -, preso come modello dalla Lombardia».
Resta il problema delle risorse, motivo per cui è stato indetto lo sciopero dello scorso 30 maggio dalle organizzazioni sindacali. «Col nuovo anno si ripresenteranno problemi coi punteggi sulle Gps, le graduatorie provinciali - nota Gregorio Musumeci, vice coordinatore Gilda degli Insegnanti -. Poi ci sono i vari concorsi ancora aperti, alcuni dei quali molto in ritardo. Non si può continuare a spostare soldi da una parte per metterli su un’altra. Bisogna decidere se la scuola è la sfida su cui investire per il futuro».
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