Scuola

Com'è stato l'esame di maturità di Lia Parolari

L'atleta di ginnastica artistica, aveva già affrontato i giochi olimpici di Pechino quando nel 2009 si è trovata a sostenere l’esame di Stato
Lia Parolari durante le Olimpiadi di Pechino del 2009 - Foto Ansa  © www.giornaledibrescia.it
Lia Parolari durante le Olimpiadi di Pechino del 2009 - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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«Rispetto alle Olimpiadi, davanti a milioni di persone, cosa sarà mai la maturità?». Lia Parolari, atleta di ginnastica artistica residente a Cossirano, aveva già affrontato i giochi olimpici di Pechino quando nel 2009 si è trovata faccia a faccia con l’esame di Stato. Dopo il ricordo dell'esame di Omar Pedrini vi proponiamo quello dell'atleta. 

«Mi sono diplomata in ragioneria, seguendo per questioni sportive una scuola privata a Brescia - racconta -. L’esame, poi, l’ho dovuto sostenere a Grumello del Monte. Ero molto agitata perché non conoscevo nessuno: dai compagni ai commissari. C’è da dire però che provenivo da un momento particolare della mia vita. Solo l’anno prima mi trovavo a Pechino, tra le rappresentanti della Nazionale di ginnastica artistica alle Olimpiadi. Potevo andare a scuola solo tre giorni a settimana, gli altri quattro li passavo in palestra. A quel punto della carriera, è brutto dirlo, ma alla scuola si pensa meno per dar spazio anche ai traguardi sportivi».

Era stato un anno decisamente impegnatico per Lia: «Ero stanca, con lo stress alle stelle e la maturità alle porte. Avevo solo voglia di finire tutto e in fretta, quindi non mi sono lasciata intimorire più di tanto pensando che, una volta gareggiato davanti al mondo, questo esame non doveva mettermi in crisi».

Ed è andata bene, alla fine, «anche se giustamente, per seguire il mio sogno, non ho ottenuto il massimo dei voti. Ma di imparare non si finisce mai e, dopo la mia esperienza da atleta ho deciso di proseguire i miei studi a Milano e a New York, dedicandomi al ballo. Ora, invece, sono passata dall’altra parte, insegnando ginnastica artistica alle nuove generazioni, magari olimpioniche».

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