Da Vinci 4.0

«Bit e atomi insieme, l'ispirazione è la bottega rinascimentale»

Massimo Temporelli, presidente e cofondatore di The FabLab, organizzatore con il GdB e Talent Garden di Da Vinci 4.0
Massimo Temporelli con il suo busto stampato in 3d
Massimo Temporelli con il suo busto stampato in 3d
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Ciò che Massimo Temporelli racconta ormai da tre anni ai giovani attraverso il progetto Da Vinci 4.0, che porta la tecnologia nelle scuole superiori bresciane, lo vive quotidianamente sul posto di lavoro. The FabLab è il laboratorio condiviso di fabbricazione digitale nato nel 2014 e con quartier generale all’interno di Talent Garden Calabiana di Milano, sebbene nel tempo abbia aperto sedi in diverse zone d’Italia. Il suo business prevede l’utilizzo dei più innovativi processi cognitivi, strategici e operativi per supportare la progettazione e lo sviluppo di prodotti, servizi e processi, affidandosi in modo pervasivo alle nuove tecnologie. Temporelli ci spiega la genesi di questa sua «creatura».

Da dove nasce l’idea di The FabLab?
L’idea di un laboratorio che unisse il mondo del digitale con il mondo degli atomi è nata al Massachusetts Institute of Technology nel 2001, grazie al professor Neil Gershenfeld. Il nome FabLab è la contrazione di Fabrication Laboratory, secondo altri Fabulous Laboratory, e indica luoghi dove scienza, design, tecnologia e creatività si fondono, promettendo una rivoluzione nel mondo del prodotto. A ben pensarci nella filiera del prodotto e dei beni fisici le idee e la materia sono sempre stati legati indissolubilmente. Nell’artigiano pre ottocentesco praticamente tutte le figure professionali si fondevano o vivevano nello stesso luogo: il progettista, il tecnico, l’operaio, nonché il venditore. Idee, progetto e manifattura erano legati da un filo teso all’interno della bottega.

Cosa è poi cambiato?
Nei due secoli appena passati, Ottocento e Novecento, grazie alle rivoluzioni industriali e all’ingegnerizzazione, la filiera del prodotto è stata sezionata in decine di step che oggi compongono il nostro complesso scenario industriale, con una netta divisione tra il mondo delle idee e del progetto e quello della vendita, ma anche tra il mondo della tecnologia e dell’ingegneria e quello del business. Oggi, grazie al digitale che potrebbe diventare il linguaggio comune per tutti i professionisti, potremmo pensare a riunificare e connettere maggiormente i vari gradini.

È la nascita/rinascita di un nuovo modo di produrre e di intendere la fabbrica.
Esattamente. Da qualche anno infatti, grazie alle tecnologie digitali, anche nella produzione degli oggetti fisici sta emergendo un nuovo paradigma. Tutto quello avvenuto nel mondo dell’intangibile, dell’informazione e dei dati, sta per succedere anche in quello del tangibile, del prodotto. E così come è cambiato il modo in cui acquistiamo e fruiamo musica e video, pensate a Spotify o Netflix, allo stesso modo cambierà il modo con cui verranno progettati, prodotti, distribuiti, acquistati e fruiti i prodotti fisici. I FabLab sono un primo tentativo di ripensare il processo manifatturiero, grazie a nuove tecnologie per la fabbricazione digitale.

Come operate all’interno di The FabLab?
Quello che proviamo a fare dentro al nostro fablab si deve fondamentalmente a due grosse rivoluzioni tecnologiche che oggi convergono: la arcinota globalizzazione delle informazioni attraverso la rete internet e la più sconosciuta e nuova apparizione della digital fabrication, ovvero tutte quelle tecnologie che permettono di pilotare macchine e utensili (stampanti 3d, frese a controllo numerico plotter e laser cutter) attraverso istruzioni digitali sempre più facili da generare e trasferibili via internet. Unendo questi due aspetti si coglie il nostro business.

Più di una volta ha paragonato l’attuale rivoluzione con quanto avvenuto nel Rinascimento.
Da anni sostengo che tra i moderni laboratori di fabbricazione digitale e le botteghe rinascimentali si possono anzi, si devono leggere moltissime somiglianze. Si pensi a quella di Andrea del Verrocchio a Firenze. Al suo interno si esprimevano grandissimi artisti come Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Pietro Perugino e naturalmente Leonardo da Vinci. Era un luogo interdisciplinare, in cui gli artisti passavano dalla scultura alla pittura, dall’architettura agli studi di botanica e all’anatomia, in cui si imparava facendo e dove i discepoli e i maestri lavoravano insieme scambiandosi sapere. Oggi nei FabLab sparsi per il mondo si respira la stessa atmosfera. La cosa incredibile è che allontanandoci dai paradigmi del Novecento torneremo indietro, facendoci ispirare da tutte quelle prassi che caratterizzavano le botteghe. Promuovere tutte questi antichi e nuovi atteggiamenti è il modo più bello di celebrare il genio di Leonardo. Buon Rinascimento!

 

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