Scienza

Tg Leonardo e quel super virus creato in un laboratorio cinese

Un servizio del programma Rai del 2015 dedicato ad un esperimento diventa virale. Gli scienziati: «Non è Covid-19»
Un frame del servizio del Tg Leonardo dedicato all'esperimento cinese - © www.giornaledibrescia.it
Un frame del servizio del Tg Leonardo dedicato all'esperimento cinese - © www.giornaledibrescia.it
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Il video è divenuto virale. Manco a dirlo. Il dibattito si è scatenato in un amen. E le smentite, a sera, giungono numerose. Almeno quanto i dubbi che restano, vuoi per l'italica dietrologia, vuoi per le analogie a dir poco sorprendenti con il coronavirus che purtroppo conosciamo bene, il famigerato covid-19. «Scienziati cinesi creano un supervirus polmonare da pipistrelli e topi. Serve solo per motivi di studio ma sono tante le proteste». Comincia così il servizio del Tg3 Leonardo del 16 novembre 2015 da ore tornato a rimbalzare di smartphone in smartphone; l'introduzione di copertina si conclude con una domanda: «Vale la pena rischiare?».

«È un esperimento certo ma preoccupa tanti scienziati - un gruppo di ricercatori cinesi innesta una proteina presa dai pipistrelli sul virus della Sars, la polmonite acuta, ricavato da topi. E ne esce un supervirus che potrebbe colpire l'uomo».

«Resta chiuso nei laboratori, ovvio. Serve solo per motivi di studio; ma vale la pena correre il rischio, creare una minaccia così grande solo per poterla esaminare?», viene detto in studio dopo la sigla e prima di lanciare il servizio di Maurizio Menicucci, prima di parlare di un esperimento realizzato in Cina, dove un gruppo di studiosi è riuscito a sviluppare una chimera, un organismo modificato innestando la proteina superficiale di un coronavirus trovato nei pipistrelli della specie piuttosto comune su un virus che provoca la Sars, la polmonite acuta, anche se in forma non mortale nei topi si sospettava che la proteina potesse rendere l'ibrido adatto a colpire l'uomo, e l'esperimento lo ha confermato. È proprio questa molecola, detta SHCO14 - prosegue il servizio - che permette al coronavirus di attaccarsi alle nostre cellule respiratorie, scatenando la sindrome».

Un servizio simile, con un coronavirus (che è una famiglia di virus, lo ricordiamo) e l'ipotesi di un esperimento di laboratorio sfuggita di mano è bastato a far impazzire la rete. Al punto da rendere necessario l'intervento degli scienziati per placare le acque. «L'ultima scemenza è la derivazione del coronavirus da un esperimento di laboratorio. Tranquilli, è naturale al 100%, purtroppo» spiega Roberto Burioni che sui suoi profili social replica alla preoccupazioni nate dal servizio della trasmissione Leonardo. Che il virus sia nato in laboratorio è stato smentito da diversi studi, assicura il virologo, l'ultimo dei quali uscito lo scorso 17 marzo su Nature Medicine «nel quale c'è scritto che le analisi eseguite mostrano chiaramente che il virus non è costruito in laboratorio. Basta con le fake».

E a fugare i dubbi gli fa eco anche Walter Ricciardi consulente del ministro della Salute e rappresentante italiano all'Oms: «È una notizia destituita da ogni fondamento - spiega citando lo stesso studio di Nature -: è stato evidenziato con tecniche e competenze sofisticatissime che questo virus non è nato in laboratorio ma è frutto di una evoluzione. In questo momento è più importante che mai affidarsi solo a fonti scientifiche accreditate e non credere a quello che viene sbandierato sui social, in questo caso un servizio che si riferiva a una situazione completamente diversa». 

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