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In moto verso l'Asia: la terza parte del viaggio

Le ultime 10 tappe del viaggio di Rolando «Rollo» Gheda, dal Pamir fino a Brescia
  • Il viaggio di Rolando Gheda/ Uzbekistan
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AA

Un barbiere con la passione per il viaggioRolando «Rollo» Gheda ha voluto condividere il suo percorso tra la Via della Seta e il Pamir.

Dopo la prima e la seconda tappa del racconto di viaggio, ecco l'ultimo scampolo dell'avventura.

Giorno 16

Samarcanda - Dushanbe: inizia il Pamir, attraversiamo una ennesima frontiera Uzbekistan/Tajikistan (4 ore ), affrontiamo il famoso tunnel Death di Anzob e arriviamo in serata nella capitale del Tagikistan, visitiamo il museo nazionale con la statua del Buddha dormiente lunga 13 metri.

Giorno 17

Dushanbe -Kalai Khum: tappa pazzesca dove dimentichiamo l’asfalto tra altitudini che oscillano tra i 1400 metri e i 3000 metri, vallate pittoresche che attraversano il fiume, gole e strapiombi mozzafiato, cartelli antimine, incontri di mille bambini che ci battono il cinque, infiniti posti di blocco con controlli del passaporto e il famoso permesso GBAO.


Giorno 18

Kalai Kumm - Khorog: nuovamente strada sterrata su una altezza media di 1800 metri, strapiombi, i mille bambini che oramai sono i nostri supporter giornalieri, solo il fiume ci divide dal’Afganistan, una sosta forzata per frana viene risolta in un’ora, bellissimo: siamo nel cuore del Pamir affascinati dalla gente locale e dalle mille emozioni.

  • Il viaggio di Rolando Gheda/ Tagikistan
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Giorno 19

Khorog - Langar: inizia una strada piacevole, scenari unici, saliamo fino a 2800 metri, gli ultimi 40 km sono una sorpresa inaspettata, personalmente diventano impegnativi, li percorro da solo senza Manu, il mio termometro di tutti i viaggi, arrivo stravolto, con un paio di cadute, la notte la passiamo in Home Stay, una stanza con 6 letti, bagno in giardino e docce comuni.

Giorno 20

Langar - Murghab: giornata che per gli imprevisti del giorno prima mi vedono costretto ad abbandonare la moto, percorriamo sul furgone dell’assistenza questa strada che attraversa passi tra i 4000 metri.


Giorno 21

Langar - Osh: giornata dove termina questo posto magico che si chiama Pamir, strade, panorami che cambiano in continuazione, passando a fianco del lago Karakul, senza prima scattare la classica foto sotto il cartello del passo a 4655 metri, una nuova frana e l’ultima frontiera Tagikistan/ Kirghizistan ( 4 ore), costeggiando il confine cinese arriviamo a tarda serata non riuscendo a visitare il suo famoso bazar, il più grande dell’Asia Centrale.

  • Il viaggio di Rolando Gheda/ Kirghizistan
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Giorno 22

Osh - Suusamyr: ritroviamo l’asfalto per tutta la tappa e entriamo nel magico mondo kirghi, i mille colori, i cavalli allo stato brado, capre e pecore tra le infinite tende yurte di queste montagne stratosferiche di un colore verde mai visto.

Giorno 23

Suusamyr - Biskek: giornata e tappa che definisce la fine del nostro viaggio, percorriamo l’ultimo passo a 3200 metri con pioggia e qualche fiocco di neve, infine non poteva mancare la sorpresa giornaliera: un tunnel buio rumoroso e con un inquinamento pazzesco.

Giorno 24

Biskek giornata relax per ricaricare le pile in previsione del ritorno al mondo normale ... dimenticavo Biskek é la capitale del Kirghizistan ma è di una bruttezza unica!

Giorno 25

Brescia siamo a casa dolce casa.


Abbiamo vissuto esperienze magiche, culture e tradizioni uniche, temperature incredibili dai 42 gradi dei deserti ai meno 4 gradi sulle montagne del Kirghizistan, giornate con sole pioggia e neve, siamo passati dagli 80 metri sotto il livello del mare ai 4600 metri di altezza, percorso chilometri di strade asfaltate con buche che, al confronto, quelle che trovo in città fanno sorridere, km di strade sterrate che variavano da sabbia del deserto a ghiaia e terra.


Rimarranno nei nostri cuori i tanti bambini che al nostro passaggio ci correvano incontro dandoci un cinque al grido di «Hello! Hello!», le emozioni degli stessi bambini quando gli regalavamo le nostre magliette con il marchio delle nostre moto, l’eleganza e la gentilezza per darci il benvenuto nella loro terra, l’ospitalità della gente locale offrendoci frutta per dissetarci.


Abbiamo riscoperto le frontiere, le mille difficoltà, 7 nazioni attraversate con una burocrazia troglodita, moduli in lingua locale, bigliettini da consegnare e spuntati da un addetto all’altro, tempi biblici dalle 6 ore del confine russo alle 4/5 in media delle altre, la furbizia della gente locale per passarci davanti, ogni tanto pensavamo di essere in un film tanto era tutto surreale.


Nessuna fotografia potrà mai trasmettere la bellezza dei paesaggi, i mille colori del deserto Caucaso, i boschi immensi, le montagne riflesse nei suoi laghi, la suggestione di percorrere migliaia km con a fianco il confine afgano e le sue coltivazioni di oppio, l’emozione di salire in quota nel Pamir e scoprire come il nostro fisico reagisce a queste altitudini, incontri divertenti sulla strada di infiniti greggi di pecore, cammelli e cavalli allo stato brado.
Il fascino di percorrere la via della seta, una strada unica con un fascino magico, città che ci ricaricavano dalla giornata per la loro bellezza, passeggiare la sera tra le stradine in pietra tra le mura di Khiva, Bukhara città dalle mille madrase, Samarcanda l’oasi magica per eccellenza di tutti i viaggiatori.

Abbiamo vissuto un’avventura incredibile, un viaggio personalmente importate, che mi ha cambiato, e infatti ritorniamo provati spiritualmente, umanamente e fisicamente, un viaggio differente dei tanti precedenti. Perché torniamo consapevoli di aver capito “che razza” di motociclisti siamo, come pilota e come passeggero, le nostre capacità, i nostri limiti, dove possiamo crescere ma soprattutto dove il nostro fisico può arrivare per temperature, ore in moto e difficoltà di guida.
Diventa difficile dare un’idea di cosa abbiamo vissuto in questo viaggio, mi pare quasi che descriverla significhi rubarle l’anima, come pensavano gli indigeni della fotografia. E infatti, come ho già detto, nessuna fotografia potrà restituire quelle atmosfere, quei colori e quei paesaggi.
Rubando le parole dell’amico Davide, che dopo aver vissuto questo viaggio insieme ha detto: «Questo viaggio rimarrà impresso nella mia memoria per molto tempo, mi piace definirlo "un’impresa eroica"».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia