Vittoria Alata: «L'emozionante reportage di un ritorno al futuro»

È un raro bronzo d’epoca romana (metà I secolo d. C.) alto 1 metro e 94, emerso il 20 luglio 1826 dagli archeo-scavi in via Musei e ora trionfa in restaurato splendore nella scenografia di Juan Navarro Baldeweg dentro la cella orientale del Capitolium. «Eppure, guardando la Vittoria Alata - racconta il fotografo bresciano Renato Corsini, responsabile del Macof - Centro della fotografia italiana e direttore artistico del Brescia Photo Festival - presto avverti un mutare nel tuo sentire: avviene una umanizzazione che allontana il concetto di reperto archeologico e te la fa sentire quasi umanamente viva».
È una dolce malìa, quasi una Sindrome di Stendhal, a cui Corsini dà sostanza nel libro «Vittoria Alata. Viaggio di andata e ritorno», mille copie in prima tiratura per Edizioni del Macof, a breve in libreria e sedi museal-istituzionali a 30 euro. Più d’un centinaio di pagine e oltre 100 foto in bianco e nero («perché - spiega l’autore - l’artisticità del soggetto lo richiedeva e perché amo il b/n così come la fotocamera analogica: qui una Leica, salvo rari shot digitali»). Scatti frutto d’un reportage a più riprese fra il 12 luglio 2018 e il 16 ottobre 2020, inizio e fine del restauro realizzato dal fiorentino Opificio delle pietre dure e museo, col Dipartimento d’ingegneria meccanica della Sapienza di Roma e la tecnologia della ditta Capoferri.Corsini, col benestare della Fondazione Brescia Musei, ha seguito la Dea ritraendola sia a Brescia sia a Firenze: un viaggio di andata e ritorno come titola il volume da lui editato con la sponsorizzazione della Banca Valsabbina, che sarà presentato il 7 maggio col 4° Brescia Photo Festival. Tra le foto, anche testi di Francesca Bazoli e Stefano Karadjov, presidente e direttore di Brescia Musei; Laura Castelletti, vicesindaco e assessore alla Cultura; Francesca Morandini, curatrice delle Collezioni archeologiche dei Musei Civici; e Anna Patera e Marco Ciatti dell’Opificio. In appendice, poi, le immagini della Dea nella mostra «Bellissima! 20 fotografi travolti da un insolito splendore» al Mo.Ca. di via Moretto, che bloccata dal lockdown riaprirà per l’imminente Brescia Photo Festival.
«Il reportage nel libro - sottolinea Corsini - mi ha dato grandi emozioni già dal distacco preparatorio delle ali in Santa Giulia e fino al rientro al Capitolium». Non a caso nell’introduzione scrive: «Durante tutto questo viaggio di andata e ritorno non mi sono mai sentito un fotografo, mi sono sentito un privilegiato». E a voce conferma: «Oggettivamente la Vittoria Alata restaurata è uno degli eventi culturali più importanti di Brescia e rimarrà nella Storia. All’Opificio, all’inizio mi guardavano come estraneo, ma poi mi hanno accolto poiché lavoravamo a un obiettivo comune: dare nuova visibilità a uno splendido simbolo di Brescia. Poter vedere e testimoniare un’operazione di questo spessore storico-artistico è stato gratificante: mentre fotografavo ero orgoglioso che il mio lavoro avrebbe portato alla gente il racconto di una storia che è valsa alla nostra città e cultura un esito straordinario e perenne».
Pur negli stretti confini estetici tipici d’una fotocronaca, alcune delle foto rendono al meglio la creatività estetica dell’autore e la capacità d’emozionare della... modella: il primo piano del volto della Vittoria Alata che, come sul lettino chirurgico in attesa di lifting, guarda sullo sfondo la foto integrale di sé e pare pensare alla bellezza che ritroverà. O il profilo del suo busto nel cui varco laterale appaiono i nuovi meccanismi interni d’ancoraggio: quasi una muliebre... Terminator venuta, ma in pace, dal passato e in attesa di vedersi restituire solide braccia e ali. «Il loro fissaggio, dopo complicata pesatura della statua previamente svuotata dei supporti ottocenteschi - ricorda Corsini - è stato uno dei momenti più emozionanti. Il sigillo d’un percorso straordinario». Un... ritorno al futuro felicemente simboleggiato nella controcopertina dall’unico fotocolor del libro: un bimbo guarda assorto l’imponente statua. Forse è il Domani che scorge bellezza e speranza in uno Ieri luminoso.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
