GdB & Futura

Sicurezza sul lavoro? La tecnologia c'è, ora serve la voglia

Giancarlo Turati (Fasternet): «Oltre 150 morti in tre mesi è un dato inammissibile». Ecco come si può operare
  • L'incontro sulla sicurezza 4.0 in Sala Libretti
    L'incontro sulla sicurezza 4.0 in Sala Libretti
  • L'incontro sulla sicurezza 4.0 in Sala Libretti
    L'incontro sulla sicurezza 4.0 in Sala Libretti
  • L'incontro sulla sicurezza 4.0 in Sala Libretti
    L'incontro sulla sicurezza 4.0 in Sala Libretti
  • L'incontro sulla sicurezza 4.0 in Sala Libretti
    L'incontro sulla sicurezza 4.0 in Sala Libretti
  • L'incontro sulla sicurezza 4.0 in Sala Libretti
    L'incontro sulla sicurezza 4.0 in Sala Libretti
  • L'incontro sulla sicurezza 4.0 in Sala Libretti
    L'incontro sulla sicurezza 4.0 in Sala Libretti
AA

«Essenzialmente è una vicenda di testa, di cultura, di convincimento che nasce da una riflessione, da una maturazione, da una assunzione, verrebbe da dire, di responsabilità piena. Vale per la sicurezza sul lavoro quel che in questi giorni ho scritto per la sicurezza dei dati personali: è una partita che deve andare oltre la stretta responsabilità legale. Le aziende devono capire che tutelare i dati in loro possesso (e che coinvolgono altri soggetti) è una responsabilità sociale. Lo stesso vale per la sicurezza: dobbiamo fare tutti il massimo possibile, superando gli stretti obblighi di legge. Ma questo si può fare se le aziende riflettono e capiscono che una morte in fabbrica è un peso insopportabile».

Giancarlo Turati, fondatore di Fasternet, prende le mosse sui dati impressionanti delle morti sul lavoro di questi primi tre mesi. A giovedì scorso, alle ore 17, erano 151 nei primi tre mesi, ma il tg delle 20 dava conto di altri due nello stesso giorno e l’altro ieri di altri due ancora.

E di sicurezza sul lavoro e delle tecnologie possibili che si possono utilizzare per alzare barriere antinfortunistiche e quindi abbattere i numeri di oggi (quasi 16 mila gli incidenti diversamente gravi nel 2016 in provincia di Brescia) si è parlato appunto nella nostra Sala Libretti in un incontro promosso da Fasternet e con la presenza di Davide Sangiorgio (della stessa Fasternet) di PiergiorgioPedercini (della Elettron) e di Giampiero Miceli (della Bettini).

Un incontro in qualche modo sorprendente. In primis perché sul tavolo viene messo un tema - la sicurezza - che, in tutta onestà, nel dibattito Industria 4.0 appare poco o nulla. E poi - seconda sorpresa - c’è il fatto dimostrato che il tema sicurezza sul lavoro può essere strettamente legato al miglioramento del processo produttivo il che - detto un po’ cinicamente - è in qualche modo innovativo.

L’idea che più sicurezza sul lavoro comportasse (com’è comprensibile) una serie aggiuntiva di obblighi ed impegni economici, con le tecnologie 4.0 in qualche modo scompare o quasi. Per dirla ancora più chiara: oggi le tecnologie consentono di avere allo stesso tempo più sicurezza migliorando il processo produttuivo. Basta volerlo: questo è il punto. Detta banalmente: è mai possibile che oggi (lo ha ricordato Turati con riferimento ai fatti di cronaca più recenti) ci siano sensori e telecamere installate su automobili popolari e non si pensi di installare dei sensori di allerta nelle cisterne? Oppure, come rilevato dai relatori, è mai possibile che in caso di incendio o incidente non si sappia quante persone ci siano in azienda e dove siano?

Due esempi che possono coniugare un miglior processo e una più levata sicurezza. Un sistema di videosorveglianza dalle merci in entrata a quelle in uscita: lettura targhe, pesatura, traccia del mezzo in azienda, analisi video con ricerca oggetti eventualmente mancanti. Certo: per l’azienda è una garanzia, ma un sistema simile consente anche un controllo anti-infortunistico. Altro esempio. Piazzale di una acciaieria dove si scarica rottame, il regno delle polveri. Ora, ci sono sistemi video ad alta risoluzione connessi a programmi che leggono quanto scarto non idoneo viene scaricato. Risultato: con un sistema così non serve l’uomo sul piazzale a classificare la qualità del rottame e a respirare quelle polveri. Certo: basta volerlo fare.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia