GdB & Futura

Oro e acciaio, dati e colate: il caso Aso Siderurgica

Il gruppo di Ospitaletto e Castegnato ha ospitato un incontro di GdB Industria 4.0: decisivo l'arrivo del Mes della Stain
Il video della visita in Aso Siderurgica
AA

Dentro la fabbrica non è mai stato così dentro. Nel reparto Var della Aso di Ospitaletto, dove ci sono le due torri che fanno acciaio sottovuoto. È qui che si è tenuto l’incontro nell’ambito della serie Industria 4.0 promossa dal nostro gruppo editoriale e da un gruppo di aziende. Ambientazione meravigliosa.

Non è sorprendente che sia un’azienda siderurgica a porsi sulle nuove frontiere. Già in Feralpi, ad aprile, se n’era avuto un assaggio. Qui, se possibile, si è fatto un passo avanti. Cambia la tipologia delle produzioni: acciai sempre più speciali e forgiatura.

  • Aso, la visita
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Il senso del come e perchè lo aveva anticipato nelle settimane scorse Giuseppe Mercurelli, a.d. delegato del gruppo che fra acciaieria di Ospitaletto e forge a Castegnato occupa 230 addetti. E il senso, con immagine efficace, è: volevamo capire i costi al forno. Ovvero si voleva capire e sapere come ottimizzare i costi delle materie prime, conoscere i diversi margini dei prodotti per impostare conseguenti politiche commerciali con i diversi clienti. «Conoscere - come ha detto ieri ai presenti (sessanta, numero contingentato) - per migliorare». L’obiettivo, come Mercurelli ha confermato, è stato raggiunto.

Il merito, cui durante l'incontro s’è dato sonoro riconoscimento, quelli della Aso l’assegnano ai Mes della Stain che da oltre dieci anni presidiano i processi. «Si è partiti dal forno - ha sintetizzato l’ing. Svanera, capoprogetto dell’azienda - e poi si è andati nell’intera azienda, prima ad Ospitaletto e poi a Castegnato dopo l’avvio delle Forge dove il processo è stato guidato da Federica Nicolini.

Serve un salto. Conoscere per migliorare, dunque. Il succo di tutta la questione 4.0 sta un po’ qui. Naturalmente bisogna avere la determinazione a voler fare questo salto. Bisogna capire cosa si può trarre dai dati, quali miglioramenti sono possibili, come si può cavare un po’ più di oro (passatemi l’immagine) da rottame di ferro e acciaio.

E il salto sta nella testa delle imprese. «Se le aziende vogliono dare di più ai clienti e avere ritorni maggiori bisogna conoscere di più il prodotto. E quindi - ha detto Claudio Morbi - servono i dati, servono strumenti che possano fornire indicazioni e dati che però poi - ha chiosato fra il serio e il faceto - bisogna leggere». Ovvero: bisogna mettere in pratica quel che dai dati emerge. In altre parole: «Serve convinzione, determinazione ad avviare e continuare sulla strada del cambiamento».

Di fatto oggi bisogna solo decidere se le cose si vogliono fare, se si è pronti, se si ha voglia di fare un progetto. Il Fisco - lo ha ricordato Alberto Bertolotti di Ibs Consulting - non è mai stato così favorevole, forse troppo: «Le agevolazioni arrivano a coprire fino al 150% dell’investimento. Forse qualche incentivo in meno sulle macchine e qualcosa in più per personale e formazione sarebbe stato opportuno». E quindi, quasi paradossalmente, la tecnologia è praticamente gratis. A maggior ragione - e lo ha ricordato Paolo Gesa della Banca Valsabbina - considerando che i tassi sono ai minimi e la banca ha varato un plafond a tassi ulteriormente agevolati per chi investe».

Ma si parte dall’organizzazione. C’è un ma, importante. Lo ha ricordato Giovanni Renzi Brivio, presidente di Project Group, società che si occupa di organizzazione d’impresa. Perchè è da qui che si deve partire, da un check up organizzativo, da un’analisi che sappia far emergere i famosi «colli di bottiglia» che strozzano produzione e margini. Senza questa analisi l’automazione rischia di essere una sorta di anestetico. Ma, come ogni anestetico, ha durata breve...

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