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La stampante 3D ha quasi 40 anni ma adesso fa boom

È la manifattura additiva: si aggiunge, non si toglie.Un alert per chi fa stampi e produce utensili
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La stampa 3D, o manifattura additiva che dir si voglia, è uno dei motori del tanto acclamato paradigma Industria 4.0, cioè di quella visione del futuro dell’industria in cui l’azione armonica di svariate tecnologie digitali permetterà di trasformare il modo attuale di fare impresa.
Non è un concetto nuovo. Per intenderci la Germania ci lavora dal 2011. Finalmente, nel tardo 2016, anche l’Italia ha concepito un piano industriale ad hoc, contenente un mix di misure, che vanno dagli incentivi fiscali (iper e super ammortamento in primis) al potenziamento delle infrastrutture abilitanti (tra cui, la famosa banda ultra larga), passando per una serie di azioni finalizzate all’integrazione delle competenze della forza lavoro.
Dirompente e matura. Tra le tecnologie più dirompenti (e mature), troviamo per l’appunto la stampa 3D, potenzialmente in grado di stravolgere i tradizionali paradigmi produttivi. Si tratta di una vera e propria rivoluzione, visto che la produzione non avviene più per asportazione di materiale dal pieno, bensì si parte da un modello 3D (virtuale) e poi si «stampa» strato dopo strato, all’incirca come accade nelle comunissime stampanti ad inchiostro che abbiamo in casa o in ufficio, senza (o quasi) necessità di attrezzature specifiche (ad esempio stampi) oppure utensili di lavorazione. 
Due tecnologie. Due gli elementi peculiari di tutte le tecnologie (già, perché non ce n’è solo una!) di stampa 3D: in primis la possibilità di realizzare, in un unico processo di stampa, oggetti che tradizionalmente sono realizzati in diversi componenti singoli, poi assemblati; in secondo luogo, il passaggio diretto dalla fase di design a quella di produzione, eliminando i passaggi intermedi di realizzazione di utensili e stampi. Ne consegue convenienza economica per lotti di produzione di medio-piccola quantità, in particolare di oggetti complessi e/o soggetti a richieste di personalizzazione da parte dei clienti. 
Sebbene tale tecnologia sia sotto i riflettori solo da qualche anno, il primo brevetto risale addirittura alla metà degli anni 80! Di fatto, c’è stato bisogno di un processo di incubazione di quasi 30 anni affinché la stampa 3D divenisse tecnicamente ed economicamente valida per applicazioni di interesse anche nell’industria.
Per tutti ma non per tutto. Valida per far tutto ed in sostituzione di qualsivoglia tecnologia tradizionale? Assolutamente no! Nonostante tassi di crescita a doppia cifra dal 2012, il contributo della stampa 3D alla produzione manifatturiera globale è ancora inferiore all’1%. 
Tale valore è certamente destinato a crescere, sia in relazione all’evoluzione tecnologica delle stampanti, sia in relazione alla diminuzione del loro prezzo sul mercato, ma nella stragrande maggior parte dei casi si assisterà ad una integrazione e non ad una completa sostituzione delle tecniche tradizionali. <HS3>//

 

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