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La difficile strada del 4.0: metà delle aziende è ferma al palo

E nel restante 50% solo alcune hanno le idee chiare. I dati dell’Aib al convegno del Mecspe
Staff e relatori.  Foto di gruppo dei relatori all’incontro e dello staff della Senaf che ha promosso il convegno
Staff e relatori. Foto di gruppo dei relatori all’incontro e dello staff della Senaf che ha promosso il convegno
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Le parole pesano, i fatti ancora di più. Con il 2017 che si avvia verso la conclusione, si può dire che già da due anni ormai si discute di Industria 4.0 e di tutto quanto gira attorno a questo contenitore di cambiamenti. Il governo ha dato una decisa accelerata con il piano Calenda, lo stesso hanno fatto alcuni enti locali (Lombardia in primis) e le associazioni di categoria (si veda la costituzione dei digital innovation hub un po' in tutta Italia, Innex Hub quello della Lombardia Orientale che vede Brescia come capofila).

La sensazione però è che molte imprese non abbiano ancora colto l'inevitabilità del cambiamento. «Una buona metà dei nostri 1.300 associati non ha intrapreso nessun percorso in ottica 4.0 - ha sottolineato Stefano Ottolini, responsabile dell'area Sviluppo d'impresa dell'Aib, in occasione della tappa bresciana in Camera di Commercio dei "Laboratori Mecspe Fabbrica digitale, la via italiana per l'Industria 4.0" organizzati dalla Senaf di Milano.

«E per quanto riguarda invece l'altro 50% - ha commentato Ottolini -, ovvero chi si sta muovendo, si può dire che solo alcuni hanno scelto la strada giusta. In tanti stanno fronteggiando la digitalizzazione con un approccio o troppo pratico, senza valutazione di sistema, o troppo teorico».

Una possibile spiegazione di questo fenomeno, che di certo non getta una luce positiva sul tessuto provinciale, si può leggere nel rapporto stilato dall'Osservatorio Mecspe sulle Pmi regionali esposto da Alessandro Marini, cluster manager dell'Associazione fabbrica intelligente Lombardia. «Il 43,8% delle aziende intervistate ha affermato che deve essere l'imprenditore la figura preposta a stimolare e guidare il processo di innovazione: un dato molto più alto rispetto alla media nazionale».

La dipendenza dalla figura leader è quindi da un lato la forza del sistema produttivo locale, dall'altro forse anche un suo limite. Nonostante il quadro così composto non lasci alcuno spazio ai trionfalismi, qualcosa è di certo cambiato. «Si stanno modificando gli stessi rapporti di filiera - ha affermato Stefano Ottolini -, ed è sempre più importante condividere informazioni e dati, sia a monte sia a valle».

Un ruolo privilegiato in questo processo lo rivestono le aziende più strutturate e con una maggiore propensione all'innovazione, punto di riferimento per l'intera catena di produzione. «Le tecnologie cosiddette abilitanti esistono già da tempo e noi da anni stiamo investendo molto in questo senso, in termini di sensoristica, di big data, di robotizzazione, con il piano Calenda che ha di certo accelerato questa nostra vocazione - ha sottolineato Corrado Tamiozzo della Metal Work di Concesio (componenti per automazione e pneumatica, 161 milioni di fatturato nel 2016), ancora in lutto per la scomparsa del fondatore Erminio Bonatti -. «Ai fornitori - ha detto sempre Tamiozzo - abbiamo imposto regole di comunicazione comuni e protocolli, perchè per creare valore è necessario che tutta la filiera sia integrata».

Integrazione però che non riguarda solo la produzione in senso stretto «ma che abbraccia tutta la catena del valore, dalla logistica allo sviluppo del prodotto - ha aggiunto Guido Giacomelli, direttore di stabilimento della Cembre spa (connettori elettrici e attrezzature per la loro installazione, 122 milioni di fatturato nel 2016) -. C’è estremo bisogno di formazione perché il 4.0 non è un percorso che si inventa dall'oggi al domani, ha bisogno di tempo».

Una strategia complessiva «richiede un cambio di paradigma radical», ha confermato il presidente di Uni Ct 519 sulle Tecnologie abilitanti per Industry 4.0 Marco Belardi, e tutte le aziende devono capire che la digitalizzazione non è facoltativa, è vitale.

 

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