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Calamita e catapulta, ComoNext attira e lancia nuove aziende

Ci sono 125 realtà con 650 addetti. Pronto il terzo lotto: due terzi sono già prenotati
  • La visita a ComoNext
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È un paesetto a mezza strada fra Como e Milano che ha fatto fortuna perchè è messo sulla ferrovia. A metà dell’Ottocento, Francesco Somaini fece qui a Lomazzo la sua start up. Aveva vista lunga. L’acqua e i fiumi che sino ad allora avevano alimentato le forze motrici, trovavano nel vapore il sostituto. La logistica cominciava a prevalere. E qui fece il suo cotonificio che per oltre un secolo pagò investimenti, ammortamenti e salari fino a mille addetti, gran parte donne. Una comunità autosufficiente, con tanto di azienda agricola e stalle annesse. A metà degli Anni ’70 il declino e il fermo.

E qui a Lomazzo, il vecchio cotonificio sarebbe ormai caduto del tutto a pezzi se nel 2008 la Camera di commercio di Como non l’avesse rilevato con 5 milioni suoi e altri 5 della Fondazione Cariplo riuscendo a coagulare attorno all’idea del rilancio tutte le associazioni di categoria della città.

In sette-otto anni, ComoNext dimostra come si possano fare in tempi relativamente rapidi cose che a molti sembrano impossibili. L’idea del rilancio era a suo modo semplice e coraggiosa: far diventare l’ex cotonificio un posto dove ospitare e far crescere aziende con comun denominatore l’innovazione. Aziende della conoscenza, come le chiamiamo oggi.

Si è partiti a sistemare le prime cose e ad insediare le prime aziende; poi si è fatto un secondo step di cantieri e oggi si sta finendo il terzo ed ultimo. Ad agosto, a lavori finiti, i 21 mila metri quadri del vecchio cotonificio saranno tutti in ordine.

Humus perfetto. Particolare aggiuntivo: ad oggi al ComoNext ci sono 125 aziende con 650 addetti e il terzo lotto è già coperto per due terzi. Mi sa che per agosto tutti gli spazi saranno saturi: aziende nuove o consolidate che qui pensano di trovare un buon posto per crescere, trovano spazi e un humus perfetto nel quale crescere (lavorare con altre aziende. con le quali spesso c’è contiguità, e utilizzare i servizi del centro).

Ognuno qui è padrone in casa propria. A ComoNext impera il fritto misto. Non è, per dirla più chiara, un centro con qualche specifica vocazione, come potrebbero essere i poli della meccatronica o del green di Rovereto di cui si è scritto la scorsa settimana. No, qui non c’è un ambito dedicato. Detta così, ComoNext potrebbe apparire come un condominio di aziende. Si è cercato di andare oltre: di diventare community, come sottolinea Stefano Soliano, general manager del centro, «una comunità di innovatori».

Questa storia della community è decisamente curiosa. Perchè non è solo una dichiarazione d’intenti. È realtà. Ed è un modo per essere innovatori nell’innovazione. Ovvero: ognuno fa le sue cose, i suoi studi, si cura i clienti e gestisce il proprio fatturato. Ma - e qui sta il salto - il centro fa anche da attrattore di esigenze che arrivano da vari mondi e poi smista queste richieste (che son fatturato) alle aziende presenti al ComoNext, «oppure - dice Stefano Soliano - se mancano professionalità interne smistiamo le richieste all’esterno.

Abbiamo mappato le professionalità che abbiamo sotto il nostro tetto, per il resto ci affidiamo all’esterno. Un project manager si occupa di ogni singolo progetto. E questo fa crescere le aziende del centro e il centro stesso. In sostanza: ComoNext prima fa da calamita e poi da catapulta».

 

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