GdB & Futura

Il 56% delle imprese insegue (con affanno) il modello digitale

Il dato bresciano è preoccupante: lo evidenzia l’indagine realizzata da InnexHub-Rise
4.0. C’è ancora molto da fare
4.0. C’è ancora molto da fare
AA

A che punto siamo? È un gioco molto serio quello che le 5 domande riportate di seguito delineano: dice, per l’appunto, come un’azienda è messa quanto a maturità digitale. Il termine che indica tale processo di autoconoscenza è "assessment" ed è uno degli step individuati da InnexHub come fondamentale per un'impresa al fine di percorrere la strada della digitalizzazione. Grazie alla collaborazione con il laboratorio Rise dell'università di Brescia (i referenti sono Andrea Bacchetti e Massimo Zanardini) è stato sviluppato un breve ma intenso questionario, che ha l'obiettivo di permettere di auto-valutare il proprio livello di «digital readiness» in funzione del traguardo 4.0".

1. Come definirebbe le conoscenze dell’azienda con riferimento al modello dell’Impresa 4.0?

2. Indichi per ciascuno dei fattori elencati al livello percepito di ostacolo alla diffusione del modello dell’Impresa 4.0

3. Esiste in azienda una figura preposta a stimolare/guidare il processo di innovazione digitale?

4. Indichi il livello di rilevanza, conoscenza e utilizzo delle principali tecnologie digitali abilitanti.

5. Indichi l'entità dell'impatto che l'introduzione delle nuove tecnologie digitali abilitanti portertà sulle funzioni aziendali di seguito elencate: per impatto si intende l'esigenza che la funzione aziendale debba modificare le proprie attività le modalità operative o i propri risultati in seguito all'introduzione della tecnologia, anche in modo indiretto in seguito ad un cambiamento delle attività di altre funzioni.

Cinque quesiti che ruotanno attorno all'applicazione, in tutti gli ambiti d'impresa, sia dei princìpi sia delle tecnologie abilitanti: additive manufacturing, industrial internet of things, big data e analytics, realtà aumentata e virtuale, cloud manufacturing e robot collaborativi.

4.0, chi non lo conosce? La prima domanda funziona come un biglietto da visita, chiedendo al compilatore quali siano le sue conoscenze del paradigma di Impresa 4.0. Se ne parla da almeno due anni in forma intensa e la speranza, quindi, è che siano poche le aziende che hanno applicato o applicheranno la spunta alla risposta «non noto».

Con il secondo quesito si comincia ad entrare più nel dettaglio, essendo richiesto quali possano essere gli ostacoli maggiori che si interpongono tra l'azienda e la digitalizzazione, siano esse la mancanza di figure specializzate, di infrastrutture o di conoscenze. In quest'ottica s'incastra il terzo interrogativo, sulla presenza o meno di una figura preposta a stimolare/guidare il processo di innovazione.

Rilevanza, conoscenza e utilizzo delle tecnologie abilitanti è invece il quarto gradino dell'autovalutazione, un passo concreto nei reparti produttivi alla scoperta di come il cambiamento sia o possa essere utilizzato per creare valore aggiunto.

L'ultima domanda ruota invece al concetto di rilevanza delle stesse tecnologie su ciascuna delle specifiche funzioni aziendali: il questionario indica infatti tutti gli ambiti di una realtà economica, dagli uffici amministrativi ai magazzini, seguendo quel disegno «pervasivo» che vede l'applicazione del 4.0 tout court in un'impresa.

C’è molto da fare. Giunti quindi alla fine del percorso viene fornita una valutazione finale. A seconda delle risposte fornite, il Rise ha messo a punto tre grafici, che indicano la maturità tecnologica, organizzativa e complessiva. Nel primo ambito è possibile rientrare in una delle cinque categorie (ritardatari, praticoni, teorici, focalizzati o polivalenti), venendo inseriti nel quadro complessivo di tutte le aziende che in precedenza hanno compilato il test. Nel 56% dei casi gli intervistati sono stati messi nella classe ritardatari, segnale non certo incoraggiante, 19% invece focalizzati e teorici, 6% i polivalenti e 0% i praticoni.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia