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Eye tracking e infrarossi, gli atleti mappati secondo per secondo

Nel Trap-Lab dove il team del prof. Lancini misura le performance dei tiratori per Brain-Beretta
  • Professore.  Matteo Lancini illustra il funzionamento della macchina che misura la qualità delle ruote ferroviarie
    Il Trap Lab del professor Lancini
  • Il team.  Docente, ricercatori e dottorando
    Il Trap Lab del professor Lancini
  • Super vista. Gli «occhiali» che misurano lo stress
    Il Trap Lab del professor Lancini
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Per ora si limitano a chiamarla «analisi biomeccanica della performance atletica». Ma quella di Trap-Lab ha tutti i numeri per aprire nuove frontiere nella disciplina della fossa olimpica e, in prospettiva, in altri sport e in altri ambiti della nostra vita. È il progetto della Brain-Beretta e di un team guidato dal prof. Matteo Lancini, responsabile del Laboratorio misure meccaniche e termiche di Ingegneria. L'obiettivo è doppio: riuscire a capire quali e in che misura i fattori fisiologici influenzano la performance del tiratore, così da fornire un supporto smart per il suo allenamento.

Punto di partenza: cosa accade nel corpo dell'atleta prima del tiro? Per capirlo il gruppo di Trap-Lab sta realizzando un set up sperimentale composto da vari dispositivi in grado di individuare correlazioni fra grandezze cinematiche, dinamiche e fisiologiche. In pratica, si tratta di un intero armamentario di smart devices che «scannerizzano» in tempo reale - e soprattutto in sincrono - tutte le parti coinvolte nel movimento.

A oggi, formano il set un paio di occhiali eye tracking, telecamere a infrarossi per il sistema di visione e una piattaforma di forza. «Un'analisi del genere è già stata fatta per il baseball o il golf - racconta Massimiliano Micheli, ricercatore responsabile operativo di TrapLab - ma è la prima volta che viene applicata al tiro a volo». Anche se ancora in stato embrionale, questo set è già in grado di dire molto: «Con gli Eye tracking glasses possiamo rilevare per esempio la fissità della pupilla, il parametro della cosiddetta Quiet eye - spiega Micheli -, che indica lo stato di concentrazione oppure di stanchezza dell'atleta. Se lo sguardo è stabile significa che il tiratore è molto concentrato. Le telecamere ci servono invece per analizzarne la cinematica: tramite alcuni nastri che riflettono la luce a infrarossi delle telecamere disposte intorno al tiratore, possiamo ricostruire gli angoli e la postura dell'atleta in fase di tiro. Infine, ci serve capire la sua stabilità, quindi lo scambio di forze che avviene fra il suo corpo e il suolo. Per questo stiamo pensando a una piattaforma della BTS Bioengineering».

Anche lo stress. Oltre a questo, l'intento degli ingegneri è riuscire a mappare un elemento decisivo: lo stress. «Rilevare gli stati di ansia è il nostro prossimo passo - prosegue il ricercatore -. Useremo delle magliette sensorizzate che sono in grado di misurare frequenza respiratoria e battito cardiaco, e poi alcuni sensori Gsr per la sudorazione». L'intero sistema sarà poi sincronizzato, così da ottenere tutti i dati in un colpo solo consentendo ad atleta e allenatore di individuare gli spazi di miglioramento possibile. E qui entrerà in campo anche il team della Beretta, che ha voluto e finanziato il progetto.

«Beretta è fra le poche aziende che hanno assunto in ruoli chiave i dottori di ricerca, quindi persone con una formazione specifica - commenta il prof. Lancini - Ho collaborato con molte ditte nel corso degli anni e ho visto che quelle con i ricercatori sanno come ottenere i risultati migliori anche da una collaborazione con un laboratorio universitario come il nostro».

 

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