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Bonomi: «Con gli sgravi si investirà di più»

L’ex vice di Confindustria: «Se il mercato chiede case intelligenti dobbiamo dare valvole intelligenti»
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Bella bellissima, magnifica. Cristallo, acciaio, giardinetto con l’acqua all’interno, spazi ampi, architettura un po’ minimal, aria da nord Europa. Uffici e reparti, magazzino automatizzato, ma anche una palestra per chi in fabbrica lavora, parcheggi e verde a spianate.

E’ la Rubinetterie Bresciane dei fratelli Bonomi, di Aldo e Carlo, inaugurata con qualche pompa magna (com’è giusto che sia) dall’allora premier Renzi un anno fa, poco meno. Valvole e rubinetti a non finire. Un Gruppo da 100 milioni di fatturato per la gran parte all’estero.

Osservatorio interessante. Aldo Bonomi, che incontriamo col figlio Mario, è osservatorio interessante. E’ stato prima presidente di Aib e poi vice nazionale di Confindustria; si deve a lui l’impulso che i contratti di Rete hanno avuto: uno strumento per far crescere i più piccoli: padrone ognuno in casa propria ma alcune cose si possono fare insieme.

Bella - la fabbrica - ma anche indirizzata alla digitalizzazione. «Il passaggio è ineludibile. E noi - dice Aldo Bonomi - i primi passi li abbiamo fatti nel 2015 dopo aver sentito e girato un po’ per il mondo. Il ragionamento è a suo modo semplice: il mercato si sta indirizzando verso quella che chiamiamo la casa intelligente. Case e appartamenti con tanta domotica, con l’esigenza di risparmio di energia sia d’inverno che d’estate.

Se lo chiede il mercato... E quindi, e di conseguenza - commenta con un sorriso il figlio Mario - se il mercato chiede case intelligenti anche le aziende che fanno cose per quelle case devono essere intelligenti».

Battuta carina ma un po’ generica. Nel concreto a cosa state pensando? «Ad una valvola intelligente. Dobbiamo arrivare ad avere sensori che tengano monitorate le nostre valvole, che ci dicano se possono reggere a situazioni nuove, estreme e, se del caso, in grado di lanciare un allarme. La valvola intelligente è una valvola sensorizzata che si può telecontrollare, che ti dice su un display se tutto va bene oppure se è il caso di cambiarla prima che ci sia il patatrac. Ma qui siamo già alla fine della storia. Il vero lavoro è cominciato prima».

E allora torniamo indietro. «Il tema vero - dicono i Bonomi - è questo: bisogna andare più vicino al cliente, capire di più e meglio le sue esigenze. Se c’è questa tendenza della domotica anche noi dobbiamo andare in quella direzione. Ma l’esigenza del cliente è anche quella di avere ordini evasi in tempi più rapidi. E quindi la fabbrica - noi - dobbiamo attrezzarci: come fare nuovi prodotti, come essere più vicini ai nostri clienti. Servono macchine e uomini. E investimenti». Un fatto che il Governo sta incentivando significativamente... «Benissimo. Ma gli investimenti bisogna farli a prescindere dalle agevolazioni. Se le agevolazioni fiscali ci sono ben vengano, vorrà dire che investiremo di più».

Seconda fase. Alle Rubinetterie Bresciane, al progetto 4.0 ci sono tre persone dedicate per intero che hanno il supporto di una ventina di operatori e responsabili. Adesso siamo nella zona di mezzo: un po’ di lavoro è stato fatto ma resta da fare la seconda fase. Ovvero: gran parte di quel che sulle macchine, in magazzino, sul commerciale si poteva fare è stato fatto, adesso tutti i dati forniti dalle macchine, tutti i dati dei clienti (cosa chiedono, quando, con che frequenza, dove e come) vanno raccolti, coordinati, letti, interpretati e da lì - da quell’analisi - cominceranno a farsi sentire gli effetti del 4.0. //

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