Germano Bonomi: «Soddisfazione enorme dopo 20 anni di ricerca su antimateria e gravità»

Turni sette giorni su sette, 24 ore su 24. Per quasi vent’anni. Poi un giorno tutto il tuo lavoro, tutti i tuoi sforzi e le tue notti i bianco, le tue speranze e i tuoi fallimenti, si materializzano in poche parole: «Ce l’abbiamo fatta».
Germano Bonomi, docente di Fisica sperimentale all’Università degli Studi di Brescia e associato all’Istituto nazionale di fisica nucleare, racconta la sua esperienza al Cern e al rivoluzionario esperimento che ha portato a scoprire l’effetto della forza gravitazionale sull’antimateria.
Professor Bonomi, qual è stata la sua prima reazione quando l’esperimento ha avuto successo?
«Ho provato una soddisfazione enorme, è stato emozionante vedere che anni e anni di lavoro e 50 tentativi di esperimento hanno avuto un senso. Perché a volte mentre sei concentrato su quello che fai pensi solo al singolo momento e perdi di vista l’orizzonte complessivo. Quando raggiungi il risultato però tutto si materializza di nuovo davanti a te».
Si tratta di un risultato mai raggiunto prima dall’umanità. Come la fa sentire?
«L’emozione, legata alla curiosità di conoscere, è gigantesca, per aver scoperto cosa fa la natura. Siamo riusciti a osservare un fenomeno naturale che l’uomo non era mai stato in grado di vedere».
Qual è stato il suo ruolo all’interno dell’esperimento?
«Come ricercatore lavoro sull’antimateria al Cern fin dal 1998. Questo preciso progetto però ha preso il via tra il 2005 e il 2006. Faccio parte di un team di 70 persone e tutti noi dobbiamo ruotarci nei turni visto che da aprile a novembre l’acceleratore dell’Antimatter factory è attivo tutti giorni per 24 ore. Scrivi quattro o cinque linee di codice, tiri qualche bullone, fai il turno di notte. Alcune cose le devi fare direttamente sul posto a Ginevra, altre invece le posso fare da casa mia a Sabbio Chiese. D’altronde al Cern abbiamo inventato il Web proprio per questo, per non muoverci tanto!».
Da dove parte l’idea di questo esperimento?
«Uno dei grandi quesiti del mio campo di studi era capire se l’antimateria, esattamente come la materia, cadesse a causa della forza gravitazionale. Avevamo degli indizi che ciò fosse possibile ma bisogna dimostrarlo sperimentalmente. Noi siamo stati in grado di farlo, pur con un margine di errore che via via nei prossimi anni cercheremo di ridurre sempre più. Sappiamo però per certo che l’antimateria cade a causa della gravità, ce lo aspettavamo ma è stato difficilissimo dimostrarlo».
Come potrà trasferirsi nel mondo questa scoperta?
«Questo ancora non possiamo saperlo e sarò sincero, attualmente non ne abbiamo davvero la minima idea. La nostra infatti è ricerca di base, pura. È un po’ come scrivere il libretto delle istruzioni, dopodiché un ingegnere arriverà tra cinque, dieci, 20 anni e riuscirà a trovare un applicativo».
Per le persone quello dell’antimateria è un concetto oscuro però.
«È vero ma solo perché se parla poco. In realtà l’antimateria non è altro se una particella, con tutte le caratteristiche della materia ma di carica opposta. E ce n’è poca in natura. Anche il nostro esperimento in realtà non è così difficile da capire, aldilà degli aspetti più strettamenti tecnici. Abbiamo dimostrato, con tutte le difficoltà del caso, che anche l’antimateria sottostà alle leggi fisiche. Lo sapevamo in teoria, ora lo sappiamo anche nella pratica».
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