Il contrabbasso jazz che fa dèrver i dèncc

L’amico di antica data non riesce a trattenersi dal gioco di parole: «Hai visto l’altro giorno la tappa del Giro? L’ha vinta Pedersen... quel ciclista che trovi un po’ dappertutto». Il nome del corridore danese ha infatti una simpatica assonanza col pedersèm, il «prezzemolo» del dialetto bresciano.
Ed è qui uno dei non rari casi in cui la parlata dei nostri nonni affonda le radici profonde non nella lingua italiana, ma addirittura in un terreno più antico. Pedersèm è temine figlio diretto del latino «petroselinum», il quale a sua volta è un derivato dall’unione fra le parole del greco antico «petros» (pietra) e «selinon» (sedano), che definisce il «sedano che cresce fra le pietre». Anche per indicare il sedano mio nonno parlava come un ateniese di 2.500 anni fa: «Va’ a tö ’na gàmba de sèleno».
Il prezzemolo è considerato «magico» in cucina. Mia nonna col prezzemolo dell’orto preparava una salsa verde con olio, aglio e acciughe per accompagnare i bolliti: aveva la dote «de fà dèrver i dèncc». Però, come tutte le erbe magiche, il prezzemolo ha anche un lato oscuro: essendo tendenzialmente tossico (se preso a dosi massiccie) e provocando tra l’altro contrazioni dell’utero, un tempo le fatucchiere lo prescrivevano in caso di gravidanze indesiderate. «La gh’arà fàt ’na pestadìna de pedersèm» sibilava acida la pettegola del quartiere, istigando le malelingue sulla ragazzina di turno.
Ma torniamo al danese Pedersen. Aveva esattamente lo stesso cognome anche un bravissimo contrabbassista jazz che - nomen omen - negli anni d’oro in America ha suonato praticamente con tutti. Lui però senza mai risultare tossico, nemmeno se in dosi massicce.
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