Cucina

Siseroshi, una locanda giapponese nel cuore della pianura bresciana

Il locale, unico tra le province di Brescia, Cremona e Bergamo, propone solo cucina tradizionale giapponese
  • Siseroshi, locanda giapponese a Scarpizzolo
    Siseroshi, locanda giapponese a Scarpizzolo
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Entri dalla porta di un caseggiato sulla provinciale nella Bassa bresciana e ti ritrovi a Kyoto. Siseroshi è questo, un luogo sospeso, che ti fa respirare aria di Sol Levante. Dimenticate gli all-you-can-eat che tutti noi conosciamo e anche i sushi bar, questa è una locanda giapponese. Il sushi e il sashimi ci sono, ma sono curatissimi e la loro preparazione rispetta i dettami della cucina tradizionale. Ma non ci sono solo i due piatti più conosciuti. È un viaggio alla scoperta del gusto orientale e anche di qualche «fake food» che per anni abbiamo creduto fosse made in Japan.

Il titolare Luca Imberti, di Soncino, ma di casa a Orzinuovi, ha scelto Scarpizzolo di San Paolo perché è tra Cremona, Brescia, Bergamo e il Lago di Garda, un luogo strategico per arrivare in un ristorante unico nella zona. Per trovarne uno con la stessa proposta, infatti, bisogna arrivare a Milano. Qui vengono serviti carne e pesce caldo con i piatti della tradizione come ramen, kakumi, gyoza, tempura, accompagnati da diversi tipi di sake, birre giapponesi o vini italiani.

«La cucina tradizionale giapponese è storia, cultura, estetica e gusto - dice Imberti, da 30 anni nella ristorazione, anche etnica -. Il mio obiettivo è fare cucina etnica vera e di qualità. Tutte le nostre ricette, le nostre salse sono tradizionali». Ed è dal lockdown che parte tutto e da un ristorante messicano, il Cicero. Si prova ad introdurre del sushi per dare più possibilità ai clienti costretti in casa dalla pandemia e scoppia l’amore per una cultura e la sua cucina. Da qui lo studio e la scelta di aprire Siseroshi: «il nome è l’unica cosa non giapponese - racconta Imberti -: ricorda nel suono una parola giapponese, ma è ispirata al nome dell’altro locale».

Lo chef

In cucina c’è lo chef di origini ucraine Vitaly Dovbenko. Classe 1992 si trasferisce da piccolo in Italia dove frequenta la scuola e poi l'Istituto Alberghiero Sraffa di Crema, Cremona, con indirizzo cucina. Dopo anni di esperienza diretta con diversi chef giapponesi in Italia come Hitoschi Toshisa e Naoyuki Kuwana si specializza in Giappone. Nel dicembre del 2021 nasce la collaborazione con Imberti con il quale condivide la stessa idea di cucina etnica: tradizionale, rigorosa, pura. E non è solo passione in questo caso, c'è proprio un'affinità mentale: «Come i giapponesi - spiega Imberti - gli ucraini hanno un'impostazione molto rigorosa e precisa».

Lo chef Vitaly Dovbenko © www.giornaledibrescia.it
Lo chef Vitaly Dovbenko © www.giornaledibrescia.it

Il locale

Pochi coperti, arredamento essenziale, contemporaneo che però sa di oriente. Appena entrati si deve oltrepassare una tenda noren (e già sei in un’altro luogo), bancone del sushi a vista, pannelli con tessuti giapponesi e un kimono alle pareti, piatti pop appesi e luci modernissime. L’arredamento, così come i piatti, i bicchieri e le bacchette, li ha scelti Luca Imberti nei suoi viaggi e in lunghe ricerche. Il risultato è azzeccato e di charme.

Il cibo

La proposta, dicevamo, è tradizionale e suscettibile di modifiche in base al pescato fresco del giorno. Vengono proposti diversi menù con diversi costi. Il viaggio nel gusto è a 6 o 8 portate, poi c’è un menù di carne e uno di ramen. Non c’è uno specifico percorso vegetariano, ma Imberti assicura che informandolo per tempo, oltre a ciò che già è previsto, anche chi non gradisce carne o pesce troverà pietanze adatte.

  • Siseroshi, locanda giapponese a Scarpizzolo/2
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  • Siseroshi, locanda giapponese a Scarpizzolo/2
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  • Siseroshi, locanda giapponese a Scarpizzolo/2
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  • Siseroshi, locanda giapponese a Scarpizzolo/2
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Tutte le proposte seguono i dettami della cucina Kaiseki (pasto tradizionale di piccole portate), ma anche Omakase (affidi il tuo pasto allo chef). Particolarmente apprezzati il Kakuni (pancia di maiale sgrassata, cotta in soia, cipollotto e zenzero, caramellata con salsa Teryaki, servita con Daikon stufato e riso Gohan), il Takoyaki (polpo morbido in tempura, salsa otafuku, maionese e katzobushi), il Gyndara (carbonaro nero dell'Alaska marinato nella salsa miso e yuzu), Temaki (non chiusi a cono, ma aperti da mangiare come un tacos) e, solitamene per chiudere il pasto come si fa in Giappone, la Zuppa di miso e vongole. Niente di già visto, a meno che non siate stati in Giappone.

«Presto ci sarà una novità - racconta Imberti - creeremo un bancone Omakase», qui lo chef cucinerà espressamente per i clienti seduto davanti a lui (sì come avete visto in centinaia di anime) e ci si affiderà a lui e alla sua creatività.

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